Nel solco di un’evoluzione della riflessione semiotica, Alessandro Zinna propone di andare oltre il modello dell’oggetto-segno, che ha tuttavia permesso l’avvio di questa riflessione, per sostituirlo con una visione più articolata, incentrata sulla comunicazione sincretica e sulla configurazione narrativa e pragmatica degli oggetti. In apertura, l’autore rovescia una celebre affermazione di Umberto Eco: se è vero che «i testi sono macchine pigre», allora potremmo considerare le macchine come veri e propri “testi pigri”, la cui attivazione rinvia ai movimenti del corpo dell’operatore e la cui comunicazione si basa su una sintassi sincretica.
Tale inversione di prospettiva conduce oltre il modello dell’oggetto-segno, che ha tuttavia permesso l’avvio di questa riflessione, verso tre direzioni della riflessione: 1) nei suoi costituenti funzionali (punti di presa, comandi, spie), 2) nel suo inserimento contestuale (catene sintagmatiche e disposizioni ambientali), 3) nel suo rapporto con il corpo e l’uso, secondo approcci ergonomici, prasseologici e stilistici.
L’autore ricorda che, negli anni Cinquanta e Sessanta, pionieri come Barthes e Eco si erano interrogati sul senso degli oggetti quotidiani, soprattutto quelli d’uso. Oggi, riprendere tali interrogativi non ha senso solo in chiave storica, ma consente di verificare i cambiamenti delle culture materiali e il percorso compiuto dalla teoria. Si tratta, osserva Zinna, non tanto di fornire uno stato dell’arte quanto di tracciare la linea di fronte di una ricerca collettiva, introducendo nuove categorie analitiche, convinti che in semiotica ogni progresso consista proprio nel raffinamento delle categorie descrittive.
Tradizionalmente, teoria del senso e teoria del linguaggio hanno collocato gli oggetti in una posizione oppositiva rispetto al linguaggio, escludendoli dalla significazione. L’oggetto è stato pensato ora come dato extralinguistico (Saussure), ora come Oggetto Dinamico (Peirce), ora come referente ancorato al mondo naturale (Frege). L’obiettivo della semiotica degli oggetti, al contrario, è quello di riconoscere l’oggetto come portatore di senso a pieno titolo e di articolarne i diversi modi di significare, ponendo in relazione la configurazione plastica dell’oggetto con la presenza di linguaggi specifici.
Nel contesto concreto, afferma Zinna, le discontinuità plastiche non sono le uniche componenti a cui ricorre il loro modo di significare. Accanto alla percezione di peso, resistenza e sensazioni tattili (come il senso di compatto o di aerato nella manipolazione), si trovano spesso scritture o simboli che esplicitano la funzione d’uso di ciascun componente. Il simbolo /⏏/ su una tastiera, ad esempio, indica la funzione di espulsione del CD. Questo sincretismo tra design plastico e codice linguistico fa emergere una cooperazione tra linguaggio e oggetto, al di là di ogni opposizione astratta.
Norman aveva sostenuto che un buon design dovrebbe eliminare il bisogno di istruzioni linguistiche. Tuttavia, osserva Zinna, nella maggior parte dei casi – soprattutto con dispositivi meccanici o elettromeccanici – la compresenza di linguaggio verbale e configurazione plastica è imprescindibile. La conseguenza è che la comunicazione degli oggetti si presenta in forma multimodale e sincretica, basata sulla collaborazione di più codici espressivi.
A questo proposito, l’oggetto non va più concepito come un semplice segno, ma come un testo sincretico, da interpretare attraverso i suoi diversi livelli di configurazione e uso. Ed è proprio da qui che si apre l’analisi semiotica dell’oggetto come “testo pigro”, la cui attivazione comporta una partecipazione cognitiva, percettiva e motoria da parte del soggetto.
Fonte: Alessandro Zinna, À quel point en sommes-nous avec la sémiotique de l’objet ?, in Objets & communication, MEI n°30-31, L’Harmattan.