Dopo aver ricostruito le radici filosofiche e scientifiche del concetto di immanenza, Alessandro Zinna analizza come questa nozione si sia articolata nella teoria semiotica strutturale, in particolare nel pensiero di Jurij Lotman, Algirdas J. Greimas e François Rastier. L’obiettivo è mostrare che l’immanenza, lungi dall’essere un vincolo chiuso e immutabile, si è progressivamente arricchita di articolazioni dinamiche e flessibili.
Lotman: dall’immanentismo alla tensione con l’esterno
Zinna ricorda che, in un primo tempo, Lotman fu sostenitore della versione rigida dell’immanentismo: il testo veniva trattato come un sistema chiuso, autosufficiente e sincronico, isolato dal tempo e dallo spazio. Tuttavia, proprio interessandosi alla semiotica delle culture e all’interazione tra sistemi, Lotman metterà in crisi questa ipotesi.
Nelle Tesi sullo studio semiotico della cultura, Lotman e Uspenskij scrivono:
«I singoli sistemi di segni, seppure presuppongano strutture organizzate immanentemente, funzionano soltanto in unità, basandosi l’uno sull’altro.»
E ancora, ne La cultura e l’esplosione, Lotman afferma che:
«La dinamica culturale non può essere presentata né come un isolato processo immanente, né in qualità di sfera passivamente soggetta a influenze esterne. Entrambe queste tendenze si realizzano in una tensione reciproca.»
La posizione di Lotman si evolve quindi in direzione di una complementarità tra strutture interne ed elementi esterni, e ciò risulta particolarmente evidente quando sostiene che lo scambio con la sfera extrasemiotica costituisce «un inesauribile serbatoio di dinamica».
Rastier: l’immanenza spostata sull’interpretazione
Anche François Rastier introduce una modifica significativa al concetto di immanenza, spostando l’accento dalla testualità all’attività interpretativa. Afferma infatti che:
«Il senso non è immanente al testo, ma alla pratica di interpretazione.»
Zinna sottolinea che questa affermazione non contraddice il principio d’immanenza, ma ne ridefinisce il luogo di applicazione: l’immanenza diventa proprietà dell’atto interpretativo, non della testualità astratta. In questa prospettiva, si apre il dibattito sul possibile innesto di un’ermeneutica all’interno della teoria semantica, senza per questo rinunciare alla struttura immanente della significazione.
Greimas: l’immanenza come costruzione metalinguistica
Zinna dedica un’ampia riflessione al modo in cui Greimas ristruttura il concetto di immanenza. Nella Semantica strutturale, Greimas oppone l’immanenza non tanto alla trascendenza, ma alla manifestazione. L’universo dell’immanenza coincide con la generazione del senso, la costruzione dei semi e delle categorie astratte; la manifestazione corrisponde, invece, all’espressione discorsiva concreta.
Scrive Greimas:
«L’univers de l’immanence et l’univers de la manifestation … ne sont que deux modes d’existence différents de la signification.»
Zinna invita a non cadere nell’equivoco secondo cui l’immanenza sarebbe solo prerogativa del piano del contenuto. Al contrario, nella teoria greimasiana della significazione, è il livello semiologico — quello dei semi figurativi — a costituire entrambi i piani (contenuto ed espressione). Il figurativo, infatti, è ciò che permette di articolare la dimensione sensibile e quella intelligibile del linguaggio.
L’opposizione centrale diventa allora quella tra:
- Immanenza: virtualità e costruzione astratta;
- Manifestazione: attualizzazione e realizzazione discorsiva.
In Essais de sémiotique poétique, Greimas introduce un modello in cui entrambi i piani (contenuto ed espressione) si generano isomorficamente e in modo stratificato, secondo una progressione dal semplice al complesso. Come ricorderanno anche Greimas e Courtés nel Dictionnaire raisonné, l’immanenza è una costruzione del metalinguaggio, stratificata e articolata secondo i livelli generativi.
Questa idea di stratificazione è ben sintetizzata da Deleuze e Guattari quando affermano che il piano dell’immanenza è “feuilleté”, cioè composto da strati sovrapposti.
La posta in gioco: dalla chiusura alla generatività
Attraverso queste tre prospettive, Zinna mostra che il concetto di immanenza, lungi dall’essere dogmaticamente chiuso, si apre a una concezione generativa e dinamica della significazione. Si tratta dunque di un principio che non si oppone rigidamente all’interazione, all’evento o alla pratica, ma che può accogliere in sé la possibilità del cambiamento, proprio in quanto fondamento della costruzione del senso.
Riferimento bibliografico:
Alessandro Zinna, Il primato dell’immanenza nella semiotica strutturale, pubblicato in rete il 16 luglio 2008.