Jean-Marie Klinkenberg osserva che Algirdas Julien Greimas si è formato anche grazie a una precoce e appassionata frequentazione della fenomenologia, come emerge dagli Entretiens con Jean-Claude Chevalier. Questo interesse, nato nel fervore intellettuale del gruppo riunitosi attorno a lui e a Barthes ad Alessandria, è uno degli elementi centrali dell’itinerario teorico che Greimas costruisce, “sul campo”, attraverso letture e discussioni.
Klinkenberg invita però a distinguere due livelli nel rapporto tra Greimas e la fenomenologia: da un lato, l’interesse specifico di Greimas per questa corrente filosofica, dall’altro l’immagine che della fenomenologia si costruiscono oggi i semiotici, spesso focalizzata sull’enunciazione e sul soggetto. Per Greimas, invece, ciò che lo attrae non è tanto la dimensione corporea o percettiva della fenomenologia — che pure sono centrali in Merleau-Ponty — quanto “la thèse d’une pensée tout entière prise dans le langage”.
Nell’articolo L’actualité du saussurisme (1956), Greimas elogia Merleau-Ponty proprio per aver abbandonato la separazione tra pensiero e linguaggio. Egli vi legge la proposta di una “psychologie du langage” in cui il senso non preesiste ma è immanente alla forma linguistica. Questa posizione, agli occhi di Greimas, rappresenta una prosecuzione coerente del pensiero saussuriano. Merleau-Ponty, nella Phénoménologie de la perception e in Signes, afferma infatti che “la parole, chez celui qui parle, ne traduit pas une pensée déjà faite mais l’accomplit”.
Il nodo che emerge, per il filosofo come per il linguista, è la relazione tra linguaggio e pensiero. Entrambi approdano alla tesi della loro consustanzialità, secondo la quale pensare è già articolare un linguaggio. Tuttavia, Greimas non accoglie questa tesi senza riserve. A suo avviso, la celebre formula di Henri Delacroix – “la pensée fait le langage en se faisant par le langage” – merita un’analisi più prudente.
Questa simmetria apparente può nascondere due proposizioni problematiche:
- La prima suggerisce che il pensiero possa generare linguaggio, implicando che esista una forma di pensiero pre-linguistica.
- La seconda attribuisce al linguaggio la capacità di generare pensiero, facendo emergere una posizione costruttivista.
Klinkenberg evidenzia che Greimas avverte il rischio di queste due ipotesi. Da un lato, se il pensiero esiste prima del linguaggio, si perde la consustanzialità; dall’altro, se è il linguaggio a creare il pensiero, si rischia di scivolare in un solipsismo che confonde mondo e linguaggio. In questo senso, Greimas si distingue anche da Ernst Cassirer, il quale identificava la costruzione del mondo oggettivo con l’attività linguistica, riducendo così il mondo a espressione del linguaggio stesso.
Questa identificazione disturba Greimas. Fin dal 1956, egli critica Merleau-Ponty per essersi concentrato sulla “parole parlante” a discapito della “parole parlée”, ovvero della dimensione in cui il linguaggio appare come effetto più che come atto originario. In un testo del 1970, Greimas parla esplicitamente del “malaise” che prova di fronte a una linguistica autoreferenziale, chiusa “dans l’univers clos et auto-suffisant du langage”, e mette in guardia contro la tentazione di identificare il mondo con il linguaggio.
Secondo Klinkenberg, la posizione di Greimas va compresa come una via critica, capace di prendere le distanze tanto dal realismo ingenuo quanto dal costruttivismo radicale. La sua semiotica, proprio in virtù di questa tensione, si apre a una riflessione ulteriore sul mondo naturale, che sarà tematizzata esplicitamente nella nozione di sémiotique du monde naturel.
Riferimento bibliografico: Jean-Marie Klinkenberg, Greimas et la sémiotique du monde naturel, in Greimas aujourd’hui. Actes du colloque international de Paris, 2017.