Una delle caratteristiche del linguaggio che più spesso viene ignorata è la sua elasticità. Mentre la riflessione semiotica ha privilegiato concetti come la linearità, la doppia articolazione o l’arbitrarietà, è rimasta in ombra la possibilità di parafrasi e condensazione che il linguaggio — e molti altri sistemi di significazione — consentono.
Paolo Fabbri propone di pensare alla parafrasi come effetto dell’“estensibilità del significante rispetto al significato”, ovvero come una proprietà delle forme di espressione ulteriori rispetto alle forme del contenuto. Questa elasticità permette al linguaggio di riferirsi sia ai contenuti del mondo, sia a se stesso: è questa la sua natura “anaforica” e “cataforica”. Le anafore permettono al discorso di richiamare quanto già detto, mentre le catafore annunciano ciò che verrà detto in seguito. Il linguaggio, in questa prospettiva, è capace di autodescriversi, di indicare sé stesso come oggetto del proprio svolgimento.
Ma il linguaggio non è solo rappresentazione: «esiste qualcosa che si chiama la parola data, e la parola data è per definizione una parola che impegna». Non si tratta, dunque, soltanto di esprimere intenzioni o designare oggetti; il linguaggio “impegna chi lo usa rispetto all’altro che ascolta”. Ha una funzione relazionale forte: attraverso la parola, si istituisce uno spazio intersoggettivo dove l’uno si assume un obbligo e l’altro acquisisce il diritto di esigere coerenza rispetto a quanto affermato.
Fabbri sottolinea che questa capacità del linguaggio di creare relazioni si accompagna alla sua funzione connettiva di trasmissione dei saperi: “dando una parola, io organizzo uno spazio in cui io mi assumo un obbligo. Ma anche voi che leggete, reciprocamente, vi assumete potenzialmente un diritto”.
Da qui nasce il principio dell’impegno discorsivo, che è uno degli assunti impliciti dell’intero percorso di queste lezioni: non si tratta semplicemente di trasmettere contenuti, ma di assumere una responsabilità rispetto a ciò che viene detto e rispetto all’altro che ascolta, legge, interpreta. Ecco perché — ricorda Fabbri — se in precedenza si è annunciato che si parlerà di affettività, narratività e immagine, allora è necessario mantenere la promessa e affrontare questi temi. L’atto discorsivo genera un obbligo che chiama in causa la natura stessa della significazione come relazione.
Riferimento bibliografico: Fabbri, P. (1998). La svolta semiotica. Italia: Laterza.