Il segno non è mai isolato: esiste sempre in relazione ad altri segni. Questa osservazione conduce a una nozione più ampia e realistica dell’oggetto della comunicazione, il testo.
Il testo come frammento del processo
Un testo è un segmento ben definito dell’asse del processo, cioè della catena comunicativa in cui si inseriscono i segni. Può essere una frase, una pagina di giornale, una puntata televisiva, un’inquadratura cinematografica. Ugo Volli precisa: “il testo è un certo frammento del processo, sufficientemente coerente e autonomo per poter essere considerato come unitario”.
La definizione del testo è responsabilità del lettore, che seleziona un insieme di segni da interpretare. Ad esempio, in una trasmissione televisiva continua, ciò che conta come “testo” dipenderà dall’interesse: tutta la giornata, solo il prime time, una serie di spot pubblicitari, una singola scena. Lo stesso vale per un quotidiano, un romanzo, una campagna pubblicitaria: il taglio del testo non è dato una volta per tutte, ma risulta da una scelta interpretativa.
Il ruolo del paratesto
Per orientare questa selezione, la comunicazione utilizza dispositivi paratestuali, detti anche p metasegni. Sono istruzioni implicite o esplicite su come considerare un frammento comunicativo. Ugo Volli elenca:
- titolo, autore, prefazione, copertina;
- sigle televisive, icone digitali, indici editoriali;
- recensioni, interviste, epigrafi.
Il paratesto si divide in:
- peritesto: contenuto nel testo stesso (es. titolo del libro, quarta di copertina),
- epitesto: esterno al testo (recensioni, interviste, promozione).
Anche se non obbligano il lettore, questi metasegni influenzano profondamente la modalità di lettura.
Type e token: testi astratti e testi concreti
Volli introduce nella spiegazione una distinzione importante:
- Il token è una occorrenza concreta, come una copia fisica di un libro, una specifica proiezione di un film, un gesto compiuto in un momento preciso.
- Il type è la forma astratta che accomuna tutti i token: il testo della Divina Commedia, la coreografia di un balletto, il montaggio di un film.
La semiotica si occupa prevalentemente di types, cioè dei modelli astratti di significazione, ma riconosce anche la rilevanza delle istanze concrete nei fenomeni comunicativi.
Dalla testualità al discorso
Accanto alla nozione di testo, è necessario introdurre quella di discorso. Il testo, così come definito finora, è un oggetto astratto, indipendente da chi lo produce o lo riceve. Il discorso, invece, è ciò che viene effettivamente enunciato, con tutte le implicazioni contestuali, soggettive, temporali.
Ogni atto comunicativo comprende:
- un enunciato (il contenuto),
- e un’enunciazione (l’atto che lo produce concretamente).
L’enunciazione può manifestarsi all’interno del testo attraverso marcatori linguistici (“io”, “tu”, “oggi”, “qui”), gesti (puntare il dito), sguardi in camera, e dispositivi deittici. Volli nota che, pur essendo analizzabili dentro il testo, questi fenomeni funzionano propriamente a livello del discorso, nel momento in cui la comunicazione si realizza.
Riferimento bibliografico: Ugo Volli, Manuale di semiotica, Roma-Bari, Laterza, 2000.