René Thom affronta la questione metodologica della delimitazione dell’oggetto della semiotica. Ogni scienza, osserva, deve saper definire con precisione il proprio campo di indagine. Anche la semiotica, se aspira a uno statuto autenticamente scientifico, è tenuta a identificare i fenomeni di sua competenza e a distinguerli da quelli che le sfuggono.
Questa operazione può essere condotta secondo due strategie opposte: un’interpretazione minimalista, che restringe il campo del semiotico a un nucleo ben definito di fenomeni intenzionali e comunicativi, e un’interpretazione massimalista, che lo estende a un’ampia gamma di processi. È quest’ultima la prospettiva assunta da Thom, che propone un criterio esclusivamente morfologico per definire il semiotico: si può parlare di semiosi in ogni processo morfologico di trasferimento spazio-temporale tra una sorgente, un messaggio e un ricevente.
Questa definizione, osserva l’autore, potrebbe essere espressa anche graficamente secondo gli schemi della teoria delle catastrofi. Tuttavia, egli è consapevole che una tale impostazione si espone ad alcune obiezioni evidenti: non ogni processo fisico di trasferimento può essere considerato semiotico. Se, ad esempio, una roccia si stacca da una scogliera e colpisce una casa sottostante, nessuno interpreterebbe l’evento come un processo semiotico.
Eppure, Thom invita a non respingere troppo in fretta l’interpretazione semiotica anche di eventi simili. Nel crollo della roccia esiste una dinamica di differenza di livello energetico, paragonabile a quella presente in ogni processo di comunicazione: l’altezza della roccia rappresenta una differenza di potenziale che si riversa verso un ricevente. Allo stesso modo, l’irradiazione della luce solare può essere interpretata come un dono, che genera un contro-dono culturale: da qui, ad esempio, l’origine di culti solari.
Anche se non vi è una semiosi propriamente detta, una lettura semiotica si impone spesso in modo spontaneo, soprattutto in ambito antropologico. Un criterio essenziale per stabilire il carattere semiotico di un trasferimento è, dunque, l’intenzionalità del soggetto emittente. L’emissione del messaggio deve mirare a far sì che il ricevente assorba il contenuto. Secondo Thom, questo vale per ogni processo di dono: anche ciò che i tedeschi chiamano Gift (dono/veleno) rientra in questa logica, facendo emergere strutture simboliche e significati culturali.
Se si volesse interpretare semioticamente anche la distruzione causata da una roccia, bisognerebbe ipotizzare la presenza di un’intenzionalità malvagia, e si entrerebbe così nel campo del pensiero magico. È proprio in questa direzione che la semiotica può offrire un contributo decisivo: essa si rivela uno strumento fondamentale per comprendere non solo il pensiero religioso, ma anche la forma mentis della scienza. «Il pensiero scientifico», scrive Thom, «è ricoperto da una membrana semiotica di cui non può disfarsi – pena la rinuncia alla sua pretesa di rendere il mondo intelligibile».
Tuttavia, per procedere con maggiore rigore, Thom propone una restrizione iniziale della propria ipotesi: un trasferimento sarà considerato semiotico solo se:
- emittente e ricevente sono esseri viventi,
- l’invio del messaggio risponde a un’intenzionalità,
- l’emittente possiede un universo mentale in grado di simulare il mondo esterno e di rappresentarsi l’effetto del messaggio sul ricevente.
In tal modo, la semiotica è necessariamente legata alla vita e al pensiero. Tuttavia, Thom mette in guardia: anche se la semiotica sembra partire dal punto di vista della psiche di un soggetto interpretante, essa tende inevitabilmente a riaccostarsi a processi di trasmissione puramente fisica. Questo porta a un ulteriore slittamento: se si assume un punto di vista idealista, allora ogni esistenza è situata nella coscienza di un soggetto animato. In tale prospettiva, il requisito della rappresentazione psichica cessa di essere essenziale.
Per superare quest’impasse, Thom introduce due nozioni decisive – salienza e pregnanza – che costituiscono il primo passo per costruire una morfologia generale del semiotico.
Riferimento bibliografico: René Thom, Morfologia del semiotico, Meltemi editore, Roma
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