Ogni testo che presenti una funzione estetica – cioè che aspiri a suscitare interesse o piacere – è costruito per interagire con le aspettative e le tensioni del suo fruitore. Questo meccanismo, sostiene Daniele Barbieri, non è solo uno degli effetti del testo estetico, ma costituisce il cuore stesso della sua funzione: il gioco di protensioni e distensioni è ciò che lo rende tale. Anche nei testi teorici, dove la finalità non è la bellezza ma la chiarezza e la tenuta dell’interesse, la qualità retorica è data dalla capacità del testo di costruire e gestire aspettative.
Il rapporto tra fruizione e tensione è processuale e dinamico. Barbieri afferma che ogni esperienza è segnata da aspettative, perché il soggetto non è mai passivo nei confronti del mondo. Anche se si limita ad assistere a un evento, dovrà decidere che ruolo assumere: quello di spettatore distaccato, oppure coinvolto. Questo vale anche per l’interpretazione, che diventa a sua volta un comportamento. Il riferimento è al pragmatismo di Peirce, secondo cui ogni comprensione produce una disposizione al comportamento – un “abito” – che modifica il nostro futuro agire.
La tensione è ciò che ci orienta verso ciò che sta per accadere. Essa si modula con la distanza dell’evento atteso, e può essere più intensa quanto più l’imminenza si fa prossima, a parità di condizioni. La vita interpretativa del fruitore è dunque sempre attraversata da un movimento tensivo, una tendenza ad anticipare gli eventi testuali per comprenderli meglio, in maggiore profondità.
Questa visione processuale dell’esperienza estetica viene ulteriormente rafforzata dal concetto di testo estetico come macchina retorica. In questo quadro, L’infinito di Leopardi viene descritto come un meccanismo progettato per far provare al lettore un’esperienza estatica. La funzione poetica non è quella di descrivere, ma di far vivere – o far sentire – ciò che non si può esprimere direttamente. La scrittura poetica, in questa prospettiva, dimostra che il linguaggio non serve solo a descrivere, ma è capace di suscitare esperienze attraverso il fallimento stesso della descrizione.
Il testo estetico agisce dunque come un sistema articolato di tensioni, costruito per ottenere una continuità di attenzione. Quando questa capacità viene meno, la funzione estetica non è più dominante. Se il lettore è tenuto incollato alla pagina solo dal contenuto informativo o concettuale, e non dalle modalità espressive e retoriche del testo, allora l’opera perde il suo carattere estetico in senso proprio.
Nel testo poetico, come anche in altri linguaggi estetici (musica, cinema, arti visive), l’effetto sul fruitore non deriva solo da ciò che è detto, ma dal modo in cui viene costruita l’attesa e la sua risoluzione. È questo continuo gioco sulle aspettative che garantisce l’intensità dell’esperienza estetica, e che fa del testo una macchina capace di produrre effetti di senso, emozione e sorpresa.
Riferimento bibliografico: Daniele Barbieri, Nel corso del testo. Una teoria della tensione e del ritmo, Milano, Bompiani, 2004