Il testo estetico si configura come un organismo complesso, articolato su più livelli formali che interagiscono nel generare e modulare le aspettative del fruitore. Daniele Barbieri introduce il concetto di termine percettivo per indicare qualsiasi elemento testuale che consenta al lettore di formulare delle previsioni, ovvero di attendersi il completamento di una forma. Il termine percettivo, dunque, non ha valore isolato: è ciò che prelude a una forma compiuta e trae da questa la propria funzione tensiva.
Ogni testo estetico produce aspettative plurime, operate da diversi livelli formali. L’esperienza della lettura è quindi l’esperienza simultanea di più linee di tensione, ciascuna con la propria logica e i propri meccanismi. Questi livelli possono agire indipendentemente oppure incrociarsi, creando un ulteriore livello metatestuale. Non si tratta di un’armonia lineare, ma di un sistema di corrispondenze e divergenze tra forme sovrapposte.
Nell’analisi condotta da Barbieri, i principali livelli formali attivati da un testo estetico sono:
- Il livello metrico, costituito dalla ripetizione di forme versali, come gli endecasillabi, e dalle loro strutture ritmiche.
- Il livello sintattico, fondato su periodi, proposizioni, sintagmi e la loro articolazione grammaticale.
- Il livello metrico-sintattico, che deriva dall’interazione tra struttura sintattica e metrica, ma costituisce un sistema autonomo di aspettative.
- Il livello prosodico, basato su microforme ambigue dal punto di vista dell’accento o della quantità sillabica.
- Il livello lessicale-prosodico, fondato su ricorrenze di suoni, accenti o sillabe (ad esempio, l’uso reiterato della vocale “e”).
- Il livello lessicale-semantico, che attiva campi semantici specifici attraverso l’uso reiterato di determinate parole o campi lessicali.
- Il livello semantico-narrativo, dove si sviluppa la storia, il contenuto, l’azione testuale vera e propria.
Ciascuno di questi livelli può generare delle aspettative specifiche. In un testo ben costruito, queste aspettative si modulano, si confermano o si contraddicono, creando effetti di tensione, sorpresa e rilievo. Le chiusure delle forme, ovvero i momenti in cui le forme attese si realizzano, possono coincidere su più livelli, dando luogo a momenti di massima densità interpretativa.
Barbieri sottolinea come alcuni livelli – come quelli sintattici o narrativi – siano basati su sistemi storici e diffusi (la lingua, la sintassi), mentre altri – come quelli prosodici o lessicali – siano spesso costruiti ad hoc nel testo, per aumentare coesione e tensione interna. Sono queste le ricorrenze “idiosincratiche” che costituiscono l’unicità del testo.
Nel sistema tensivo così descritto, anche una singola parola può attivare più livelli formali: ad esempio, “Ma”, nella poesia, è simultaneamente un termine percettivo sintattico (perché introduce una proposizione), metrico (perché apre un verso), e semantico (perché prefigura un contenuto in opposizione a quanto detto prima). È proprio questa stratificazione dei livelli a rendere il testo estetico capace di coinvolgere il fruitore in un processo interpretativo intenso, articolato e continuo.
Riferimento bibliografico: Daniele Barbieri, Nel corso del testo. Una teoria della tensione e del ritmo, Milano, Bompiani, 2004.