Per descrivere il significato di un segno, la semantica semiotica ricorre a una serie di unità astratte: i semi. Questi elementi costituiscono i mattoni di base dell’analisi semantica e permettono di articolare il contenuto in termini differenziali. Francesco Marsciani li definisce operatori di differenza: essi non rappresentano oggetti o qualità del mondo, ma sono posizioni relazionali all’interno di un sistema.
La natura dei semi
I semi sono del tutto astratti: non derivano direttamente dalla sostanza del mondo, ma sono ricostruiti come condizioni immanenti del significato. Non si tratta, quindi, di tratti empirici, ma di componenti strutturali che spiegano gli effetti di senso generati da un lessema nel contesto in cui compare.
Un esempio proposto da Marsciani (con Zinna) mostra come funzioni questa ricostruzione: per distinguere il significato delle parole “uomo” e “donna”, si introduce la categoria semantica della /sessualità/, articolata nei due semi opposti “maschile” e “femminile”. Tuttavia, questi semi non corrispondono a tratti biologici, ma sono puramente relazionali: poli di una differenza.
In certi contesti (es. “il cane è il miglior amico dell’uomo”) la categoria /sessualità/ non è pertinente: “uomo” vale come “essere umano”. In altri (es. “l’incidenza dell’infarto per l’uomo è del 3%”) essa diventa rilevante, e “uomo” assume il valore “essere umano di sesso maschile”.
Tipi di semi
L’analisi semantica ha individuato almeno tre tipologie principali di semi:
- Semi figurativiSi riferiscono a qualità sensibili o “figure del mondo”, come le opposizioni verticale/orizzontale, interno/esterno, luce/ombra.
- Semi astrattiNon hanno una base percettiva, ma esprimono relazioni logiche o ontologiche, come relazione/termine, oggetto/processo, identità/alterità.
- Semi timiciSovrappongono ai semi figurativi o astratti una valenza assiologica: l’opposizione euforia/disforia. Trasformano le differenze semiche in valori, introducendo una dimensione affettiva e soggettiva nel contenuto. Ad esempio, la verticalità può essere euforica (“elevazione”) o disforica (“caduta”).
Semi nucleari e contestuali
Marsciani distingue inoltre due modalità fondamentali di funzionamento dei semi:
- I semi nucleari costituiscono il nucleo invariante del significato di un lessema: ciò che ne determina la specificità.
- I semi contestuali, invece, sono attivati solo in base al contesto d’uso e modulano il valore del significato in funzione della situazione testuale.
Il significato effettivo di una parola deriva sempre dalla combinazione dinamica di almeno un sema nucleare e uno (o più) semi contestuali. Questa combinazione prende il nome di semema.
I sememi come fasci di semi
Il semema è il punto di convergenza dei diversi semi attivati da una data occorrenza. Marsciani, richiamando un esempio classico di Greimas, mostra come il verbo “abbaiare” possa assumere significati differenti:
- In “il cane abbaia”, il semema è: “una specie di grido” + “animale”;
- In “il commissario abbaia”, il semema è: “una specie di grido” + “umano”.
I semi contestuali “animale” e “umano” modificano il valore semantico del lessema, pur mantenendo la costante (“una specie di grido”) come tratto nucleare.
Relazioni, traduzione e intertestualità
Marsciani conclude osservando che le categorie semantiche, le loro relazioni e gerarchie, non derivano da una struttura del mondo indipendente, ma dai rapporti interni ai linguaggi. Tuttavia, i segni vivono storicamente: il loro significato non può essere ricondotto esclusivamente a un sistema chiuso. Esso si definisce anche attraverso rinvii ad altri testi, a situazioni extralinguistiche, ad altri linguaggi.
In questo senso, la questione della traduzione rappresenta la sfida decisiva per ogni teoria del significato. Il fatto che i segni siano, almeno in parte, traducibili tra sistemi diversi, indica che il significato è sempre relazionale, dinamico e intertestuale.
Riferimento bibliografico: Francesco Marsciani, in Ugo Volli, Manuale di semiotica, Roma-Bari, Laterza, 2000.