Ogni racconto può sembrare unico, ma la semiotica narrativa ha mostrato che esistono strutture profonde comuni ai testi narrativi. Valentina Pisanty ricostruisce lo sviluppo teorico che porta dall’analisi morfologica di Vladimir Propp, attraverso le sequenze di Bremond, fino alla formalizzazione di un modello canonico del racconto da parte di Greimas.
Propp e le funzioni della fiaba
Lo studio pionieristico di Vladimir Propp (1928) sulle fiabe russe individua 31 funzioni narrative ricorrenti, come “l’eroe riceve un divieto”, “l’eroe parte”, “l’antagonista è sconfitto”. Queste funzioni, spiega Pisanty, non dipendono dai personaggi o dal contenuto specifico della fiaba, ma sono azioni narrative che si presentano nello stesso ordine in ogni racconto analizzato.
Propp identifica anche sette ruoli fondamentali (antagonista, donatore, aiutante, principessa, mandante, eroe, falso eroe), ciascuno legato a più funzioni. Si tratta di una prima forma di modello strutturale del racconto, basato su sequenze fisse.
Bremond: la struttura binaria della sequenza narrativa
Pisanty introduce poi il contributo di Claude Bremond, che propone di scomporre la narrazione in sequenze elementari, composte da una serie di alternative:
- possibilità di un’azione → realizzazione positiva o negativa.
Ad esempio: “Un soggetto vuole ottenere un oggetto → riesce oppure fallisce”. Ogni racconto può essere descritto come una catena di biforcazioni tra possibilità, successo o fallimento. L’intreccio deriva dalla combinazione e dalla ramificazione di queste sequenze.
La sequenza narrativa canonica
A partire da Propp e Bremond, Algirdas Julien Greimas costruisce una grammatica narrativa formale. Pisanty espone in modo sintetico e rigoroso i quattro momenti della sequenza narrativa canonica:
- Manipolazione / contratto: un soggetto viene convinto a compiere un’azione (es. riceve una missione).
- Competenza: acquisisce le condizioni per agire (sapere, potere, volere).
- Performanza: esegue effettivamente l’azione.
- Sanzione: il risultato viene valutato, approvato o rifiutato.
Ogni racconto può essere analizzato come una o più realizzazioni di questa sequenza. Inoltre, una sequenza può contenere al suo interno altre sequenze, secondo un meccanismo di gemmazione narrativa.
Un esempio: il programma della fiaba
Una fiaba come Cenerentola mostra chiaramente la sequenza canonica:
- Contratto: la fata le dà l’ordine e gli strumenti per andare al ballo;
- Competenza: Cenerentola riceve abiti, carrozza, permesso temporaneo;
- Performanza: partecipa al ballo e seduce il principe;
- Sanzione: viene riconosciuta e premiata con il matrimonio.
Ma ciascun passaggio contiene altre micro-sequenze (ad es. convincere la fata, superare gli ostacoli, sfuggire alla mezzanotte). La narrazione è una rete di programmi narrativi, non una catena lineare.
Racconto e significazione
Il modello greimasiano, sottolinea Pisanty, non descrive solo i racconti di finzione. Ogni discorso dotato di coerenza narrativa – come una pubblicità, una barzelletta, una biografia, un annuncio politico – può essere analizzato attraverso le categorie della grammatica narrativa.
Raccontare equivale a strutturare il senso secondo regole che trasformano stati iniziali in stati finali. La semiotica narrativa non si limita a studiare le storie: analizza il funzionamento profondo della significazione nei testi.
Riferimento bibliografico: Ugo Volli, Manuale di semiotica, Roma-Bari, Laterza, 2000