Nel suo contributo, Francesco Marsciani propone di delineare una teoria formale dell’enunciazione che non sia sostanzialista e che si fondi su un’articolazione rigorosa delle posizioni discorsive. Per sviluppare tale progetto, egli prende spunto da alcune pagine di Deleuze e Guattari in Qu’est-ce que la philosophie?, in particolare dall’analisi del concetto di Autrui, l’Altro.
Secondo Marsciani, il concetto di Autrui si trova «in uno stato di oscillazione tra il darsi come oggetto speciale e il darsi come soggetto», e questa oscillazione fonda la possibilità di pensare la relazione intersoggettiva non come derivata dai soggetti, ma come sua condizione strutturale. «Ci sono molti soggetti perché c’è Autrui, e non l’inverso», scrivono Deleuze e Guattari, e Marsciani commenta che da questo punto di vista Autrui non è né soggetto né oggetto, bensì «un concetto a priori» da cui derivano soggetto, oggetto speciale e Io.
Questa posizione di Autrui coincide, per Marsciani, con un Mondo possibile, che «non è reale, o non lo è ancora, e tuttavia non per questo esiste di meno: è un espresso che esiste solo nella sua espressione». Anche il Mondo reale, aggiunge, non si dà che come «espresso di un’espressione». Se Autrui è un Mondo possibile, allora questo Mondo funge da «piano di immanenza» per tutte le relazioni espressive. È da questa posizione che si rende possibile l’articolazione dei ruoli e delle soggettività: «è sempre l’Altro che potrà dire Io», poiché è dall’interno dell’enunciato che la parola si rivolge a un soggetto come polo dell’enunciazione attuale.
La teoria dell’enunciazione che Marsciani propone implica dunque una struttura formale delle posizioni possibili legate all’espressione di Mondo, ponendo l’enunciato stesso come «condizione prima e totalizzante per ogni differenziazione di ruoli». In questa prospettiva, ogni soggettività emerge come piega interna al Mondo, e ogni enunciazione è sempre già enunciata. L’enunciazione diventa, allora, uno schema formale della significazione, non una pratica empirica di produzione del senso.
A rendere possibile questa articolazione è la figura teorica del «Terzo Soggetto», una istanza che non coincide né con un attante narrativo né con un attore sociale. Marsciani lo definisce come una sorta di meta-soggetto, «condizione di esistenza dell’enunciato-Mondo in quanto espresso di un’espressione». Il Terzo Soggetto, «vive precisamente sul bordo» del Mondo, funge da garanzia della sua consistenza significante e rende possibile ogni attribuzione di soggettività, oggettività e specialità.
In questa teoria, il senso non è qualcosa da produrre, ma è già dato. Il senso si manifesta come effetto: «effetto di senso non disgiunto dalla trasformazione che il fatto di essere effetto comporta per il senso espresso». L’enunciazione, pertanto, non ha bisogno di ricorrere a pratiche sociali o antropologiche, ma si dà nella struttura del testo come articolazione formale.
Da questa impostazione deriva la necessità di una teoria estesa dell’immagine. Marsciani scrive: «Il Mondo enunciato prevede e comporta la primità dell’espresso come senso dato». L’immagine è il «versante formale dell’effetto di senso»: essa permette di cogliere il senso nella sua totalità e nella sua configurazione strutturale. L’Immagine, dunque, «totalizza il senso dato», lo possiede come una forma-Mondo e rende possibile la descrizione strutturale delle relazioni che lo articolano.
Ogni Immagine si presenta come un «Mondo enunciato a tutto tondo», dotato di coerenza interna, organizzato intorno a una dominante, cioè a «quello che quel Mondo è ogni volta per sé». La dominante struttura le relazioni di valore tra le componenti del Mondo e ne guida le trasformazioni. Ma poiché l’Immagine è sempre un effetto di senso, essa è anche «variazione coerente», «deriva di flussi identitari», articolazione dinamica dei possibili.
Il Terzo Soggetto, in quanto «istanza riflessa del senso dato», è implicato direttamente nel processo di trasformazione e derivazione delle immagini: ne è al contempo garante e prodotto. Marsciani conclude: «Le Immagini, che sono sempre il motore di produzione di immagini, in queste derive non smettono mai di produrre i loro osservatori, i loro testimoni, ai quali è consegnato, quando è il caso, il compito di esercitare […] il controllo epistemologico della ragione semiotica.»
Riferimento bibliografico:
Francesco Marsciani, Per una teoria formale dell’enunciazione e una teoria estesa dell’immagine, in «E|C Serie Speciale – Anno XIV, n. 29, 2020».