Alla fine degli anni Sessanta, la riflessione semiotica ha registrato uno spostamento teorico: l’interesse principale si è rivolto all’analisi dei testi. Tale orientamento ha comportato l’adozione, spesso implicita, di una dialettica tra strutture superficiali e strutture profonde. Questa distinzione, pur con variazioni concettuali, era già presente nei formalisti russi, in particolare nelle analisi sull’intreccio e la fabula.
Nel nuovo quadro, il discorso veniva concepito come l’articolazione della superficie testuale, responsabile dell’intreccio; al contrario, le unità narrative astratte permettevano di ricostruire una trama ordinata secondo strutture temporali più profonde. Tale distinzione avrebbe costituito anche il nucleo fondamentale della linguistica chomskiana. Tuttavia, a differenza del modello generativo chomskiano, che si limita alla ricerca dei vincoli sintattici delle lingue naturali, l’ipotesi formulata da Greimas si colloca sul piano della semantica. In questo contesto, l’obiettivo non è semplicemente descrivere le lingue, ma individuare invarianti narrative che si manifestano anche al di fuori del linguaggio verbale.
Zinna sottolinea come, analogamente a una lingua naturale, anche un disegno o un film possano esprimere un’organizzazione narrativa. A un certo livello di astrazione, risulta possibile riconoscere notevoli somiglianze tra le strutture narrative appartenenti a culture differenti. Il problema teorico diventa allora quello di comprendere in che modo, al di là della forma espressiva adottata, si possa ipotizzare una modalità di organizzazione del senso che attraversi sia la varietà delle lingue naturali, sia l’eterogeneità delle forme d’espressione.
Questa prospettiva conduce alla nascita di una semiotica centrata sui “sistemi di significazione”. Sebbene adotti nuovi strumenti analitici, tale semiotica conserva i principi fondamentali della linea strutturalista — da Saussure a Hjelmslev — soprattutto per quanto riguarda l’interesse verso le procedure d’analisi.
Zinna osserva che non si tratta di definire una teoria unificata del linguaggio, ma di individuare criteri di analisi rigorosi, in grado di sottoporre i testi a operazioni esplicite e verificabili. In questo senso, la semiotica si avvicina tanto alla linguistica quanto alla filosofia del linguaggio, condividendo con queste discipline l’interesse per l’origine e il destino del senso.
Riferimento bibliografico: MARSCIANI Francesco, ZINNA Alessandro, 1991, Elementi di semiotica generativa, Bologna, Esculapio.