Nella semiotica interpretativa, l’atto di lettura non consiste in una ricezione passiva del contenuto testuale, ma in un’attività continua di anticipazione e di verifica. Il lettore, mentre procede nella lettura, è costantemente chiamato ad avanzare ipotesi circa il significato della superficie espressiva e circa il possibile sviluppo degli eventi narrati. Interpretare un testo significa dunque prevedere, congetturare, riformulare.
Questo meccanismo è particolarmente evidente nei testi narrativi, dove il destinatario tende ad anticipare le mosse dell’autore, immaginando ciò che potrà accadere nelle fasi successive della storia. Tale attività previsionale non è arbitraria: essa si fonda su una conoscenza preliminare dei generi narrativi e delle loro regolarità. Chi guarda un film giallo, ad esempio, sa di dover attendersi certi snodi narrativi e interpreta gli indizi alla luce di queste aspettative.
Il testo stesso sollecita l’attività inferenziale del lettore attraverso una serie di segnali di suspense. Questi possono assumere forme diverse: appelli diretti al destinatario, stacchi narrativi collocati in punti strategici, suddivisioni in capitoli o in puntate. Tali artifici non fanno che intensificare l’attività previsionale del lettore, orientandolo verso alcune ipotesi piuttosto che verso altre.
Talvolta, però, il testo decide di frustrare le aspettative che ha contribuito a generare. Lo scarto tra ciò che il lettore si aspetta e ciò che effettivamente accade può produrre effetti differenti: sorpresa comica, come nella parodia; piacere interpretativo, come nei finali inattesi dei racconti gialli; oppure smarrimento, quando viene meno la base fiduciaria che regge la cooperazione interpretativa.
I punti del testo in cui si aprono più possibilità di sviluppo vengono definiti disgiunzioni di probabilità. In questi snodi, il lettore è chiamato a immaginare diversi esiti possibili, inizialmente equiprobabili, e a scommettere su uno di essi. Sarà il testo stesso, nel suo procedere, a valutare implicitamente l’abilità previsionale del destinatario, confermando o smentendo le ipotesi formulate.
L’attività inferenziale non riguarda solo la trama. Il lettore deve avanzare ipotesi a tutti i livelli dell’analisi: sul mondo possibile evocato dal testo, sulla presenza di significati simbolici o allegorici, sulle motivazioni dei personaggi, sull’accezione da attribuire a una parola in un contesto specifico. Ogni elemento linguistico, preso isolatamente, contiene una pluralità di sensi potenziali; è il contesto a selezionarne alcuni come pertinenti, lasciando gli altri in sospeso.
In questa prospettiva, l’interpretazione si configura come un processo di selezione guidata. Il lettore rende pertinenti solo quegli aspetti del testo che appaiono compatibili con l’ipotesi di senso che ha formulato, mettendo temporaneamente tra parentesi gli altri. Ma tale ipotesi resta sempre rivedibile: l’interpretazione procede attraverso aggiustamenti successivi, conferme parziali e possibili smentite.
La semiotica interpretativa descrive così la lettura come una pratica dinamica, fondata sull’inferenza e sulla previsione. Il senso non è mai dato una volta per tutte, ma emerge dall’interazione tra le istruzioni del testo e le ipotesi del lettore, in un processo che rimane aperto fino all’ultimo.
Riferimento bibliografico: Ugo Volli, Manuale di semiotica, Roma-Bari, Laterza, 2000.
