François Rastier propone una distinzione tra due tipi di tratti semantici che, pur diversi, possono essere entrambi considerati semi: i tratti distintivi, definiti, denotativi, universali e i tratti non distintivi, non definitori, connotativi, non universali. Tuttavia, l’autore precisa che queste denominazioni – così come le opposizioni che le accompagnano – sono riportate «fra virgolette» e non sono teoricamente assunte nella loro formulazione letterale.
Rastier afferma che, nella langue, può essere opportuno distinguere tra questi due tipi di tratti. Tuttavia, in contesto, questa distinzione perde la sua validità, poiché anche i tratti non distintivi possono assumere un ruolo distintivo. In altri termini, la pertinenza è contestuale e non assoluta.
Per questo motivo, l’autore decide di chiamare semi sia i tratti del primo tipo che quelli del secondo, proponendo una distinzione terminologica che permetta di superare la dicotomia precedente. I tratti del primo tipo saranno detti inerenti, quelli del secondo afferenti.
Questa distinzione è accompagnata da due corollari teorici fondamentali:
- I semi inerenti appartengono al sistema funzionale che è la langue, mentre i semi afferenti dipendono da altri tipi di codifiche, come le norme sociali o persino idiolettali.
- Le operazioni che permettono di identificare i semi inerenti non sono dello stesso tipo di quelle che permettono di costruire i semi afferenti.
Rastier considera questi corollari indispensabili per descrivere il funzionamento dei sememi nel contesto, ma anche, più in generale, per rendere conto dei fenomeni di coesione testuale.
L’autore osserva inoltre che i semi afferenti, pur talvolta negati da alcuni teorici o relegati in altri campi come la connotazione, non per questo sono meno importanti. Anche se secondari, svolgono un ruolo cruciale nella costruzione del senso nei testi.
Infine, Rastier introduce la nozione di afferenza contestuale o locale, che si realizza quando l’interpretante è una classe contestuale che collega sememi appartenenti a due classi diverse nella langue. In questi casi, il semema che rappresenta il secondo termine della relazione può e deve essere annesso, come contenuto afferente, alla rappresentazione del semema fonte. Se nel contesto quel contenuto assume valore distintivo, esso ha lo statuto di un sema.
Riferimento bibliografico: F. Rastier, Semantique interprétative, PUF, Paris 1987, tr. it. di B. Tofoni