Umberto Eco propone una distinzione teorica utile per affrontare la complessità dell’interpretazione testuale: quella tra co-testo, contesto e circostanza. Tali categorie si collocano all’interno di una riflessione sulle teorie semantiche in forma di enciclopedia, tese a spiegare come i significati emergano non soltanto dalla somma delle unità lessicali, ma dalla loro attualizzazione nei testi.
L’autore osserva che, per analizzare semanticamente un termine o un’espressione, occorre passare da una visione lessicografica a una prospettiva enciclopedica, capace di tener conto delle selezioni contestuali e circostanziali. In altri termini, è necessario andare oltre il dizionario, verso una struttura a thesaurus, che possa ospitare tutte le combinazioni possibili previste da una competenza linguistica complessa.
Eco distingue così:
- il contesto (nel senso del Trattato di semiotica generale) come “possibilità astratta, registrata dal codice, che un dato termine appaia in connessione con altri termini appartenenti allo stesso sistema semiotico”;
- il co-testo come l’effettiva attualizzazione della selezione contestuale;
- la circostanza come la possibilità che un termine appaia in connessione con determinati ambienti di enunciazione (luoghi, situazioni, sistemi simbolici eterogenei).
L’esempio offerto da Eco chiarisce bene la distinzione: il termine “cane”, se inserito in un co-testo come “grilletto” o “calcio”, si riferisce a una parte di un fucile; se invece appare accanto a termini come “animale” o “mammifero”, sarà interpretato come l’animale domestico. In entrambi i casi è il co-testo a disambiguare il significato previsto a livello contestuale. Quando poi l’enunciato si realizza in un ambiente specifico (un racconto di caccia, un romanzo scientifico, un dialogo), allora si attualizzano anche le circostanze, cioè le condizioni d’uso socialmente e culturalmente riconosciute.
Nel caso delle circostanze, Eco chiarisce che esse sono spesso semiotizzate, cioè strutturate in sistemi di significazione diversi da quello linguistico. Un esempio è il termine “label” nel sistema etichettale: in una seduta parlamentare significa voto positivo; nella disciplina navale, invece, dichiarazione di obbedienza. Le regole di ipercodifica – come quelle conversazionali o le convenzioni pragmatiche – costituiscono anch’esse delle selezioni circostanziali. Come scrive Eco, “le circostanze co-occorrenti sono spesso di un altro sistema semiotico”.
La distinzione tra co-testo e circostanza è resa evidente dalla possibilità di disambiguare un termine come “balena”: in un discorso “antico” (Bibbia, bestiari, favole) sarà un pesce, in un discorso “moderno” (dopo Cuvier) sarà un mammifero. È dunque il contesto registrato dall’enciclopedia – e non semplicemente il co-testo – a rendere possibile una simile articolazione interpretativa.
Eco sottolinea come queste condizioni semantiche siano previste a livello di codice: “una rappresentazione in termini di enciclopedia può tener conto, a livello di codice, di contesti diversi e quindi di possibili occorrenze co-testuali in cui il lessema occorre come realizzazione concreta”.
Il punto decisivo è che la teoria testuale di seconda generazione, pur riconoscendo l’importanza del co-testo e delle circostanze, non rinuncia alla rappresentazione codificata del significato. Anzi, cerca di sviluppare un modello che possa prevedere le diverse attualizzazioni, in base a una struttura di conoscenza culturalmente condivisa.
Riferimento bibliografico: Umberto Eco, Lector in Fabula. La cooperazione interpretativa nei testi narrativi, Milano, Bompiani, 1979.