La teoria semiotica distingue due piani fondamentali che costituiscono ogni sistema di significazione: il piano dell’espressione e il piano del contenuto. A ciascun piano si applicano le relazioni paradigmatiche e sintagmatiche, ossia i due assi strutturali che ne organizzano la coerenza interna. Questa distinzione, formulata a partire dalla linguistica di Louis Hjelmslev, consente di comprendere la struttura articolata dei sistemi comunicativi, siano essi linguistici o non linguistici.
I due piani della significazione
Ugo Volli ricorda che ogni segno – e più in generale ogni lingua – si fonda sulla relazione tra un elemento dell’espressione e uno del contenuto. Questi due piani sono organizzati in strutture autonome, secondo regole proprie. È importante notare che l’espressione non è un suono qualsiasi e il contenuto non è un significato già dato nel mondo, bensì entrambi sono selezioni culturali, articolazioni.
Prima dell’organizzazione linguistica, potremmo ipotizzare solo una materia prelinguistica: suoni indistinti, contenuti informi. Ma nella realtà, dice Volli, “noi possiamo conoscere solo espressioni già organizzate dentro un linguaggio” e solo manifestate concretamente in una sequenza (asse del processo). Questa materia che ha già assunto una forma è chiamata sostanza.
Per entrambi i piani, possiamo distinguere:
- forma dell’espressione (es. fonologia, morfologia, sintassi)
- sostanza dell’espressione (es. voce articolata, pigmenti, suoni)
- forma del contenuto (es. struttura semantica, lessico)
- sostanza del contenuto (es. visione del mondo, categorie percettive)
Volli schematizza così questa articolazione:
Espressione
Forma → Sostanza
Contenuto
Forma → Sostanza
Conformità e biplanarità
Alcuni sistemi, come i semafori o certi giochi, presentano una corrispondenza diretta tra espressione e contenuto: ogni luce o segno corrisponde a un solo significato. Sono i sistemi definiti conformi.
Le lingue storiche, invece, non sono conformi: sono biplanari, poiché espressione e contenuto si organizzano separatamente e non coincidono in modo sistematico. È questa complessità che consente la creazione di messaggi nuovi, variabili, articolati.
Un esempio: il fonema si oppone ad altri fonemi, sia nell’asse del processo (nella parola) sia nel sistema (in opposizione); il concetto “parallelo”, sul piano del contenuto, si oppone a “perpendicolare” o “incidente”, e si combina con termini come “retta” o “piano”. Ma le verità geometriche possono essere espresse in molte forme linguistiche diverse, a prova del disallineamento tra i piani.
Volli mostra che questa eterogeneità di scala tra piani si riscontra in sistemi complessi come il cinema: un’inquadratura è definita sia nel montaggio (processo) sia nel repertorio disponibile (sistema), e lo stesso vale per l’intera serata televisiva. Sul piano del contenuto, la storia narrata obbedisce a regole sintattiche e può variare secondo parametri alternativi (ambientazione, personaggi, svolgimento…).
Il semi-simbolismo
Oltre ai sistemi conformi e a quelli biplanari, Volli descrive anche sistemi semi-simbolici, concetto derivato dalla semiotica greimasiana. In essi il legame tra espressione e contenuto non è diretto, ma i due piani condividono almeno una parte della loro organizzazione.
In questi casi la corrispondenza non è tra unità, ma tra categorie organizzative. Esempi:
- nell’opposizione destra/sinistra della politica,
- nella rappresentazione sacro/profano delle immagini religiose,
- nella pubblicità, dove spesso vige una logica semi-simbolica.
Tale struttura intermedia permette di articolare senso in modo sistematico pur senza una mappatura univoca tra i due piani.
Riferimento bibliografico: Ugo Volli, Manuale di semiotica, Roma-Bari, Laterza, 2000.