Nel quadro della semiotica interpretativa, l’attività del lettore si fonda su una forma di ragionamento che non coincide né con la deduzione né con l’induzione. L’interpretazione di un testo implica piuttosto un procedimento ipotetico, che Charles Sanders Peirce ha definito abduzione. Questo tipo di inferenza consente di formulare una spiegazione possibile a partire da un fatto osservato, senza che tale spiegazione possa essere considerata necessaria o definitivamente verificata.
Pisanty richiama il celebre esempio dei fagioli per chiarire la differenza tra i tre tipi di inferenza. Nella deduzione, si parte da una regola generale per prevedere un caso particolare; nell’induzione, si risale da una serie di casi osservati a una regola probabile; nell’abduzione, invece, si formula un’ipotesi che, se fosse vera, renderebbe comprensibile un fatto sorprendente. L’abduzione non garantisce la verità della conclusione, ma ne giustifica la plausibilità.
Questo tipo di inferenza è centrale nell’interpretazione testuale. Di fronte a un elemento ambiguo o inatteso, il lettore avanza un’ipotesi di senso che gli permetta di integrare quell’elemento all’interno di una configurazione coerente. Tale ipotesi non è mai certa: essa viene sottoposta a verifica nel corso della lettura e può essere confermata, modificata o abbandonata in base alle informazioni successive fornite dal testo.
L’abduzione, nella semiotica interpretativa, non è un procedimento eccezionale riservato a letture particolarmente sofisticate. Al contrario, essa opera continuamente nella comprensione ordinaria. Ogni volta che il lettore attribuisce un significato contestuale a una parola polisemica, interpreta un gesto, riconosce un’allusione o ricostruisce una motivazione implicita, sta formulando un’ipotesi abduttiva.
Pisanty distingue inoltre tra abduzioni ordinarie e abduzioni creative. Le prime si basano su regole già note e su scenari ricorrenti: consentono di interpretare situazioni familiari facendo ricorso a schemi consolidati. Le seconde, invece, comportano l’invenzione di una nuova regola esplicativa e si manifestano quando il testo propone configurazioni inedite o devia in modo significativo dalle aspettative del lettore. È in questi casi che l’interpretazione diventa più rischiosa e, al tempo stesso, più produttiva.
L’abduzione è sempre una scommessa. Il lettore investe su una spiegazione possibile, sapendo che potrebbe rivelarsi errata. Tuttavia, senza questa assunzione di rischio, il processo interpretativo non potrebbe nemmeno iniziare. L’interpretazione non procede per certezze, ma per tentativi controllati, continuamente sottoposti a revisione.
In questa prospettiva, la semiotica interpretativa descrive il senso come il risultato di un processo fallibile, ma regolato. Il testo non impone un significato univoco, né autorizza un’arbitraria libertà interpretativa: esso fornisce indizi, vincoli e istruzioni che orientano l’attività abduttiva del lettore. È dall’interazione tra queste istruzioni e le ipotesi formulate dal destinatario che emerge, progressivamente, il significato del testo.
Riferimento bibliografico: Ugo Volli, Manuale di semiotica, Roma-Bari, Laterza, 2000.
