Julio Horta ricostruisce la teoria della conoscenza moderna come fondata su un compromesso ontologico tra soggetto e oggetto. Tale impostazione, radicata nella filosofia cartesiana, implica una posizione realista per cui è l’attività razionale del soggetto a rendere conoscibile la vera natura del reale. In modo ancora più radicale, essa suppone la determinazione soggettiva dell’oggetto come…
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Rileggere il Trattato di Semiotica Generale, tra assimilazione e contraddizione
Valentina Pisanty rilegge il Trattato di semiotica generale di Umberto Eco a diciassette anni dalla sua prima lettura. Una rilettura che, nella sua apparente assenza di meraviglia, produce uno spiazzamento inatteso. «Si ritrovano molti concetti familiari», afferma, «che oggi ci sembrano largamente condivisibili, però effettivamente poco che ci faccia fare un salto sulla sedia». Una condizione che…
Creatività computazionale e l’abduzione delle macchine
Per affrontare il tema dell’intelligenza artificiale come produttrice di contenuti dotati di significato, Massimo Leone propone di analizzare non solo la simulazione dei segni espressivi, ma anche la riproduzione inorganica del contenuto. In particolare, è necessario distinguere tra la mera simulazione dell’intelligenza e l’effettiva produzione di comportamenti intelligenti. L’intelligenza artificiale, osserva Leone, è percepita come…
Dominio, frame e spazio mentale: la schematizzazione nella teoria della metafora
Per comprendere la metafora come connessione tra due domini concettuali distinti, è necessario chiarire che cosa si intenda esattamente per dominio e come questo concetto si distingua da nozioni affini quali image schema, frame e spazio mentale, ampiamente utilizzate nella teoria della metafora concettuale. Volkhard Krech osserva come il termine “dominio” non venga usato in modo univoco. In senso generale,…
I limiti del concetto di segno: una critica epistemologica
Paolo Fabbri mette in discussione uno degli assunti più radicati della semiotica tradizionale: l’idea che il segno sia un’unità omogenea e analizzabile in sé. Il concetto stesso di segno, osserva, rischia di trasformarsi in un ostacolo epistemologico. Secondo Fabbri, la nozione corrente di segno si fonda su una concezione lessicale del significato. Quando si parla…
Metodo semiotico e principio di immanenza: da Hjelmslev a Greimas
Nel cuore della riflessione semiotica di impianto strutturalista si colloca il principio di immanenza, formulato da Louis Hjelmslev. Secondo questa impostazione, la linguistica — e più in generale la semiotica — deve concentrarsi esclusivamente su ciò che è interno alla lingua o al testo, escludendo ogni riferimento a fattori esterni: fisiologici, psicologici, sociali o storici….
Dalla semiologia alla semiotica: rottura, dissoluzione e genealogie
Nel ricostruire la storia della semiotica come disciplina, Paolo Fabbri propone di cominciare da una svolta: quella che ha trasformato una riflessione antica sul segno in una disciplina autonoma dotata di una propria consistenza teorica. È solo a partire dagli anni Sessanta che si può davvero parlare di “semiotica” in senso moderno. Fabbri identifica due…
Unità delle scienze e metasemiotica: il progetto epistemologico di Hjelmslev
Galofaro analizza l’ambizione di Hjelmslev di porre la semiotica come fondamento epistemologico per l’intero sapere scientifico. La metasemiotica viene intesa come ponte tra la teoria del linguaggio e le scienze fisiche, psicologiche e sociali: fisica e semiotica condividono l’oggetto quando si tratta della materia dell’espressione; semiotica e psicologia lo condividono quando si tratta della materia…
Teorie del segno e del linguaggio nell’antichità classica
La riflessione sull’interpretazione, già presente nella filosofia antica, si sviluppa lungo due direzioni parallele: da un lato la teoria del segno, dall’altro la teoria del linguaggio. Entrambe concorrono a costruire un quadro complesso in cui si articola il rapporto tra significati, segni e realtà. Nel primo caso, l’interpretare è visto come un ragionamento inferenziale che consente di…
Peirce e le neuroscienze cognitive: oltre la Primità
Valentina Cuccio e Vittorio Gallese hanno rinnovato l’interesse verso i contributi semiotici alla neuroscienza cognitiva, proponendo l’impiego della teoria dei segni di Charles Sanders Peirce per chiarire nozioni fondamentali legate alla cognizione incarnata, tanto sul piano filogenetico quanto su quello neurobiologico. Questa scelta non sorprende: Peirce ha sempre concepito la sua teoria dei segni come…









