François Rastier affronta la distinzione tra semi e componenti virtuali partendo dalla constatazione che, se si esclude la nozione di connotazione perché troppo imprecisa, l’opposizione tra tratti distintivi e non distintivi si riduce a quella tra predicazioni universali e non universali. In teoria, scrive, «la distinzione riguarda le componenti, fra cui sono presi i tratti definitori, e i virtuemi, che hanno a che fare con le predicazioni non universali».
Pur riconoscendo che tutti i tratti definitori devono avere lo statuto di semi, Rastier accetta momentaneamente l’ipotesi avanzata da Martin per riflettere sulle implicazioni epistemologiche della distinzione.
Il primo problema è definire il significato di universale. Rastier precisa che non lo intende nel senso dell’estensione, come in logica classica, bensì nel senso dell’intensione: una predicazione universale è tale se risulta vera in qualsiasi contesto linguistico o pragmatico.
Nei fatti, però, questa distinzione è difficile da stabilire. Se si escludessero i tratti virtuali perché non universali, bisognerebbe escludere anche i tratti distintivi, che non sono davvero universali. La supposta universalità dei tratti distintivi dovrebbe infatti essere confermata da un accordo unanime tra i locutori, ma ciò non si verifica.
Rastier cita gli esperimenti di J.C. Kratz su un gruppo culturalmente omogeneo. Nessun tratto ha ricevuto l’attribuzione unanime di “sempre vero”. Per esempio, l’11% degli intervistati non riteneva sempre vera, nella definizione di “trattoria”, l’affermazione “vi si mangia pagando”. Questo dimostra che nemmeno i tratti definiti come universali ottengono consenso assoluto nella langue.
E se l’universalità è dubbia nella langue, lo è ancor più nel discorso. Rastier nota che alcuni tratti ritenuti non universali a livello di competenza dei locutori possono risultare universali in un corpus testuale determinato. È il caso del tratto in legno per “armadio” in Eugénie Grandet di Balzac: tutte le occorrenze realizzano quel tratto virtuale.
Al contrario, un tratto considerato universale può essere neutralizzato nel contesto. Il tratto “che unisce la testa al tronco”, normalmente associato a “collo”, è neutralizzato nel sintagma “collo mozzato”.
In conclusione, i tratti universali e non universali non sono altro che tratti generalmente attestati e tratti talvolta attestati. Rastier afferma che l’uso del quantificatore universale, come quello esistenziale, è possibile solo se viene collegato a un corpus determinato. Perciò, tutte le componenti non distintive, obbligatorie o meno, sono incluse nell’insieme dei tratti virtuali.
Riferimento bibliografico: F. Rastier, Semantique interprétative, PUF, Paris 1987, tr. it. di B. Tofoni