Maria Giulia Dondero affronta la questione del rapporto tra generazione automatica di immagini e basi di dati, considerate strumenti essenziali – insieme ai modelli algoritmici – per comprendere il linguaggio visivo contemporaneo. In questa prospettiva, l’autrice concentra la sua analisi sui processi di generazione, deformazione e circolazione degli stili visivi, proponendo di applicare al dominio dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) la teoria semiotica dell’enunciazione.
Il suo intento è chiaro: comprendere in che modo, nei sistemi di traduzione testo-immagine, la forma visiva emerga da un complesso di relazioni enunciative che coinvolgono dati, algoritmi e pratiche di costruzione simbolica. In tale contesto, le immagini prodotte dall’intelligenza artificiale non vengono intese come meri risultati tecnici, ma come atti di linguaggio visivo, radicati in una dimensione semiotica che unisce produzione, stile e significazione.
Dondero sottolinea che l’immagine generata non può essere ridotta a una semplice risposta automatica a un comando testuale: essa rappresenta invece una forma di enunciazione visiva, in cui il sistema algoritmico opera come dispositivo di mediazione tra un insieme di testi, stili e regole d’uso sedimentate nella memoria del database. Tale memoria è a sua volta costruita a partire da una molteplicità di pratiche culturali e figurative, che confluiscono nella macchina come repertori di forme, colori e codici di visibilità.
Questa prospettiva consente di concepire i modelli generativi non solo come tecnologie informatiche, ma come spazi di osservazione semiotica in cui si ridefiniscono i rapporti tra autore, immagine e stile. La generazione automatica, infatti, si colloca in continuità con la tradizione della prassi enunciativa: ogni immagine risultante da un prompt testuale implica una voce, una posizione enunciativa, un punto di vista codificato e riconoscibile.
Così, l’analisi dei modelli “text-to-image” diventa per Dondero una via d’accesso privilegiata a una nuova teoria dell’immagine, capace di connettere semiotica e intelligenza artificiale. La GenAI si configura quindi come un laboratorio sperimentale per la comprensione della linguisticità del visivo, e per l’estensione della riflessione semiotica oltre i confini della rappresentazione tradizionale.
Riferimento bibliografico: Maria Giulia Dondero, Enunciative Praxis and Enregisterment in the Domain of Generative Artificial Intelligence.
