Nel processo interpretativo, la semiotica attribuisce grande rilevanza ai ruoli svolti dal lettore e dall’autore, intesi non come persone reali ma come figure testuali. È questa distinzione a rendere possibile comprendere come un testo orienti il proprio destinatario e come, allo stesso tempo, il lettore costruisca un’immagine dell’autore a partire dalle strategie discorsive presenti nella superficie espressiva.
Il lettore empirico – l’individuo in carne e ossa – non costituisce oggetto d’interesse per l’analisi semiotica, poiché porta con sé elementi contingenti e idiosincratici. Ciò che conta è la funzione astratta che il testo gli attribuisce e che può essere ricostruita attraverso le sue istruzioni interne. In questa prospettiva, Pisanty riprende la definizione secondo cui il lettore modello è «un insieme di condizioni di felicità, testualmente stabilite, che devono essere soddisfatte perché il testo sia pienamente attualizzato nel suo contenuto potenziale». Non si tratta di una persona, ma della strategia che il testo impiega per costruire il proprio destinatario ideale.
Sono frequenti i casi in cui un testo prevede più percorsi interpretativi e quindi più lettori modello. Un esempio è offerto da un fumetto che, come Dylan Dog, può essere letto da un pubblico “di primo livello”, che si limita a seguire ciascun episodio come una storia autonoma, e da un lettore più competente che riconosce i rimandi interni e ricostruisce un’unica metanarrazione complessiva. Questa distinzione consente anche di differenziare il lettore ingenuo, che attualizza la superficie lineare allo scopo di estrarne il senso letterale, e il lettore critico, che ripercorre le proprie mosse cooperative per capire come il testo le ha rese possibili.
In maniera speculare, il testo costruisce anche un autore modello. Questa figura non coincide con l’autore empirico, ma con la strategia con cui il testo si presenta al lettore. Viene descritto come una voce che parla al destinatario «affettuosamente (o imperiosamente, o subdolamente)» e che si manifesta come un insieme di istruzioni da seguire per assumere la posizione interpretativa prevista. L’autore modello, dunque, non è una persona, ma un effetto discorsivo: è ciò che il testo fa emergere come principio di coerenza e orientamento.
Il testo reca sempre le tracce di entrambi i ruoli. Gli appelli diretti al lettore nei testi pedagogici ne costituiscono un esempio evidente, ma anche nei casi meno trasparenti la strategia testuale implica una costruzione del lettore modello e una rappresentazione dell’autore modello. Da un lato, l’autore empirico formula un’ipotesi di lettore ideale e la traduce nella propria strategia enunciativa; dall’altro, il lettore empirico deduce l’autore modello dal modo in cui il testo è costruito.
Accanto alle categorie elaborate da Eco, Pisanty ricorda che la centralità del lettore nella cooperazione interpretativa è stata messa in luce anche da altri studiosi: il “lettore implicito” di Iser, il “superlettore” di Riffaterre e il “lettore progettato” individuato da Wolff. Tutte queste proposte convergono nell’idea che la lettura avvenga sempre in relazione a un ruolo previsto dal testo e che l’interpretazione sia possibile solo all’interno di questo quadro cooperativo.
La semiotica interpretativa mette così a fuoco un punto decisivo: l’identità del lettore e dell’autore rilevanti per l’analisi non coincide con quella empirica, ma con le funzioni testuali attraverso cui il testo guida, orienta e rende possibile l’atto interpretativo.
Riferimento bibliografico: Ugo Volli, Manuale di semiotica, Roma-Bari, Laterza, 2000.
