Per affrontare in termini semiotici la dimensione affettiva del linguaggio, Paolo Fabbri individua quattro componenti fondamentali che strutturano ogni passione. Esse consentono non solo di superare le tradizionali tipologie psicologiche, ma di elaborare una semiotica patemica capace di attraversare i diversi sistemi di segni — verbali, musicali, spaziali, iconici, gestuali. Le quattro componenti sono: modale, temporale, aspettuale ed estesica.
1. Componente modale
Le passioni, afferma Fabbri, sono costitutivamente modali. Non solo per via delle modalità classiche (potere, sapere, volere, dovere), ma anche per opposizioni come certo/incerto o possibile/impossibile. La passione, in quanto tale, è un composto modale. La tradizione ha spesso identificato la passione con il volere (si pensi al desiderio), ma è evidente che anche il potere e il dovere sono alla base di molte passioni. La vendetta, ad esempio, è una passione del dovere: “qualcuno che non può non fare quello che pure non vorrebbe fare”. La curiosità è una passione del sapere, mentre molte passioni scientifiche sono ancorate alla volontà di conoscere. La gelosia, come insegna Proust, è una forma di sapere paradossale: voler sapere ciò che in realtà si teme di sapere. Queste modalità costituiscono il vocabolario elementare di una grammatica passionale.
2. Componente temporale
La passione si iscrive sempre in una struttura temporale. Lo dimostrano figure come la speranza (un volere orientato al futuro) o la disperazione (il sapere che qualcosa non è più possibile, riferito al passato). Le passioni sono, in questo senso, “malattie del tempo”: si formano, si sviluppano, e si esauriscono in relazione all’organizzazione temporale dell’esperienza umana.
3. Componente aspettuale
Connessa alla temporalità è la componente aspettuale, di origine linguistica. Riguarda la duratività, la puntualità, la incoatività e la terminatività delle passioni. Si può aver paura tutta la vita, ma non si può vivere in uno stato permanente di orrore. La paura è durativa, l’orrore puntuale. La vendetta ha un tempo lungo e continuo; la curiosità è oscillante. Ogni passione ha una sua forma di sviluppo, una sua scansione processuale.
4. Componente estesica
Infine, la componente estesica, cioè il legame tra passione e corporeità. Per Fabbri, non esiste passione senza corpo: ogni descrizione passionale (anche nei dizionari) implica trasformazioni percettive o somatiche. Le passioni colorano il corpo, lo modificano nella postura, nella temperatura, nel tono. La vanità, l’invidia, la timidezza: ognuna ha una dimensione estesica propria. Questo implica un contatto continuo tra configurazioni corporee e strutture semantiche come la modalità e il tempo. In tal senso, si supera la separazione tradizionale tra anima e corpo, e si afferma una visione fenomenologica della passione come trasformazione complessa, espressiva e percettiva insieme.
Fabbri conclude che mentre la semiotica tradizionale ha teso a escludere la corporeità dal modello teorico, riducendo il segno a fenomeno cognitivo, l’attuale prospettiva patemica restaura la fisicità come elemento costitutivo del significato. L’implicazione sensibile — il ritmo, la temperatura, la voce, la postura — è parte integrante del segno. La semiotica delle passioni non si limita a classificare emozioni, ma indaga la loro struttura discorsiva, temporale e percettiva, mostrando che la passione è un processo, non uno stato.
Riferimento bibliografico: Fabbri, P. (1998). La svolta semiotica. Italia: Laterza