Peirce propone «una classificazione dei segni molto complessa, da cui tuttavia si possono isolare tre tipi principali di segni: le icone, gli indici e i simboli». Questa distinzione fondamentale, precisa Traini, «si fonda sulla considerazione del segno in relazione al suo oggetto».
L’autore spiega che «l’icona è correlata al suo oggetto in virtù di un carattere di similarità». Egli aggiunge: «La relazione iconica ha luogo, dunque, quando c’è motivazione per somiglianza tra il segno e l’oggetto». Tra gli esempi elencati compaiono «le illustrazioni, i ritratti, le caricature, gli schemi di un apparecchio elettrico, i suoni onomatopeici, ecc.».
L’indice è «un segno che si riferisce all’oggetto che esso denota in virtù del fatto che è realmente determinato da quell’oggetto» [CP: 2.248]. Anche i segni indicali «sono motivati», ma «non per similarità bensì per contiguità fisica». Per Traini «l’indice è pertanto un segno fisicamente o causalmente connesso con il proprio oggetto». Alcuni esempi proposti includono: «la firma (in quanto traccia della presenza fisica del firmatario), la bandierina che indica la direzione del vento, il dito puntato verso qualcosa, l’impronta digitale, la maschera mortuaria, e anche la fotografia».
Infine, il simbolo, ci ricorda Traini, «è un segno che si riferisce all’oggetto che esso denota in virtù di una legge, di solito un’associazione di idee generali, che opera in modo che il Simbolo sia rappresentato come riferentesi a quell’Oggetto» [CP: 2.249]. Traini evidenzia che «il simbolo è un segno non motivato, quindi arbitrario». Tra gli esempi rientrano «i segni del linguaggio naturale, della matematica, del codice della strada, dei gradi militari, ecc.».
Riferimento bibliografico: Traini, Stefano. Le due vie della semiotica: Teorie strutturali e interpretative (Strumenti Bompiani)