L’analisi dei testi visivi fondati sul modo semi-simbolico richiede l’adozione di alcuni principi metodologici precisi. Dopo aver identificato nel testo i contrasti plastici rilevanti, Omar Calabrese sottolinea la necessità di fondare l’analisi su due criteri fondamentali: il principio di pertinenza e il principio di rilevanza.
Il principio di pertinenza impone di individuare solo quei contrasti plastici che sono coessenziali all’architettura del testo. Non tutti i contrasti presenti in una manifestazione visiva sono infatti significativi ai fini dell’organizzazione semiotica: alcuni possono essere marginali o accidentali. Pertinente è solo ciò che partecipa alla costruzione coerente del testo come sistema.
Il principio di rilevanza, strettamente connesso al primo, riguarda la “messa in rilievo” di determinati contrasti. Calabrese osserva che, spesso, questa rilevanza è tematizzata all’interno dello stesso testo. Ne è esempio il quadro di El Lissitzky Il cuneo rosso spezza il cerchio dei bianchi, dove la presenza di un solo elemento triangolare rosso in un insieme grafico bianco e nero, unita al titolo, contribuisce a topicalizzare e valorizzare proprio quel contrasto.
La coesistenza di più contrasti plastici in uno stesso testo introduce la questione delle relazioni di dipendenza tra i diversi elementi espressivi e della struttura gerarchica che ne regola il funzionamento. La ricostruzione di questa gerarchia consente di comprendere l’organizzazione formale del testo in termini strutturali.
Il principio dell’analisi per contrasti trova giustificazione anche sul piano percettivo. Calabrese richiama esplicitamente le leggi della Gestalt, secondo cui la percezione visiva si struttura attorno a opposizioni fondamentali come: figura/sfondo, contorno/amalgama, contrasti cromatici, opposizioni spaziali (alto/basso, destra/sinistra, centro/periferia).
L’assunzione teorica più generale è che il testo si presenti come sistema di coerenze interne. Così come sul piano del contenuto si parla di isotopia, cioè di coerenza semantica, anche sul piano dell’espressione visiva è possibile individuare una coerenza formale, che Calabrese propone di chiamare isografia.
L’isografia consiste nell’integrazione delle diverse componenti espressive di un insieme complesso. Essa ha una struttura analoga a quella dell’isotopia: così come una proposizione può contenere più isotopie (o anche allotopie rispetto a una dominante), allo stesso modo può contenere pluri-isografie o allografie, ossia compresenza di più coerenze plastiche.
Il concetto di isografia permette quindi di descrivere in modo formale e differenziato l’organizzazione dell’espressione nei testi visivi, valorizzando le loro strutture interne e le logiche di costruzione del senso attraverso la forma.
Riferimento bibliografico: Omar Calabrese, Il semi-simbolico, in Lezioni di semisimbolico, Protagon, Siena 2000