Il conflitto non è un incidente o una deviazione nel pensiero di Jurij Lotman, ma ne costituisce un principio strutturale. In un passaggio cruciale, il semiologo afferma che “quando tendenze opposte coincidono, non abbiamo a che fare con un’assenza di conflitto, ma con un particolare caso di conflitto”. È questa la chiave per comprendere quanto profondamente la nozione di conflitto sia radicata nella sua visione semiotica della cultura.
Franciscu Sedda sottolinea che, alla luce di tale posizione, l’intero modello del mondo elaborato da Lotman si configura come un sistema in cui “tutto è conflitto e lotta”. Si tratta di una visione che si fonda sull’idea che “non c’è senso, dinamismo, vita senza eterogeneità, tensione, differenza”. L’etica e la logica della semiosi vengono quindi pensate come irriducibilmente attraversate dal dissenso, dalla frizione e dall’opposizione.
Questa prospettiva prende forma nei lavori degli anni Sessanta, centrati sul testo artistico, per poi espandersi progressivamente. Negli anni Settanta, Lotman si dedica alla tipologia delle culture e, negli anni Ottanta, alle relazioni tra cervello, testo, cultura e intelletto. Ma anche quando il concetto di “dialogo” emerge come categoria centrale della semiotica della cultura e della teoria della semiosfera, non si verifica un abbandono della visione polemologica: al contrario, Sedda evidenzia che “la sua idea di dialogo si fonda sugli stessi presupposti del conflitto: dialogo e conflitto sono due facce della stessa medaglia”.
Proprio in questa compresenza di dialogo e tensione risiede l’originalità dell’approccio lotmaniano: non si tratta di una mediazione pacificatrice, ma di una coesistenza strutturale dell’alterità, della dissonanza, dell’asimmetria. Il dialogo stesso, nel suo senso più autentico, è possibile solo se le posizioni in gioco sono divergenti, se sussiste una distanza significativa che rende la comunicazione non un semplice scambio, ma un atto generativo.
Sedda osserva però che, nonostante questa centralità del conflitto, nella riflessione di Lotman risulta meno evidente una teoria del potere o della politica. Tuttavia, la sua analisi delle passioni fondamentali che strutturano la vita collettiva — come la vergogna e la paura — e la loro articolazione nella relazione tra individuo e Stato, offre già gli elementi per una teoria semiotica delle dinamiche politiche, implicita ma rilevabile nel tessuto stesso del suo pensiero.
Riferimento bibliografico: Franciscu Sedda, “Semiotics of Conflict: From Lotman to Semiopolitics”, TLU Press, Tallinn 2024.