La semiotica si propone di mettere ordine nella molteplicità delle esperienze che coinvolgono segni e significati. Il suo compito è quello di costruire una nozione rigorosa di che cosa sia un segno, di che cosa non lo sia e di distinguere le diverse tipologie di fenomeni comunicativi.
L’indagine parte dal riconoscimento che ogni forma di vita sociale si fonda su sistemi di segni. Comprendere tali sistemi richiede un linguaggio teorico capace di descriverli, analizzarli e confrontarli. La semiotica assume quindi la funzione di scienza generale della significazione e della comunicazione.
Secondo Gensini, essa consente di chiarire i rapporti tra le diverse discipline che si occupano di linguaggio e senso: la linguistica, la filosofia, la psicologia, l’antropologia. Ma il suo campo si estende anche a saperi di altra natura, come la biologia e l’etologia, nei quali la comunicazione è osservabile in specie non umane.
La semiotica si configura così come un luogo d’incontro fra domini diversi di ricerca. Essa analizza i processi attraverso i quali un elemento fisico – un suono, un gesto, un’immagine, un oggetto – rinvia a un contenuto, producendo conoscenza o orientando il comportamento.
L’obiettivo è quello di fornire strumenti per leggere i fenomeni della cultura come sistemi di segni. Ogni atto comunicativo, verbale o non verbale, è interpretato come un processo di costruzione di senso, regolato da principi che la semiotica cerca di descrivere con la massima precisione possibile.
Riferimento bibliografico: Stefano Gensini, Elementi di semiotica, Carocci editore S.p.A., Roma.
