La riflessione di Umberto Eco sul rapporto tra percezione e interpretazione trova un interessante contrappunto nell’evoluzione della teoria greimasiana. Anche Algirdas Julien Greimas, infatti, nella fase più matura del suo lavoro, ha dedicato un’attenzione crescente alla sensorialità e al corpo, come mostrano Semiotica delle passioni (1991, con Jacques Fontanille) e Dell’imperfezione (1987).
Greimas aveva già posto la questione in Semantica strutturale (1966), dove introduce una tripartizione fondamentale dei semi: i semi figurativi (o esterocettivi), legati alle qualità sensibili del mondo esterno; i semi astratti (o interocettivi), che permettono la categorizzazione del mondo in assenza di riferimenti esteriori; e i semi timici (o propriocettivi), che connotano i sistemi semici secondo assi valoriali e affettivi. Questa distinzione – sottolinea Stefano Traini – anticipa l’idea di una mediazione corporea tra mondo e linguaggio: il senso nasce da un’interazione fra elementi esteriori, interiori e affettivi.
Nello stesso contesto teorico, Greimas definisce il semema come il risultato della combinazione tra un nucleo semico (semi nucleari) e i semi contestuali. I primi appartengono al livello “semiologico” e sono colti per via percettiva, rappresentando “il contributo del mondo esterno alla nascita del senso”; i secondi appartengono al livello “semantico”, legato all’organizzazione categoriale. Sebbene inizialmente Greimas distingua nettamente questi due livelli, più avanti tenderà a fonderli, superando la separazione tra linguaggio e realtà.
Nel saggio del 1968 sulla semiotica del mondo naturale, Greimas propone di considerare il mondo “naturale” come un linguaggio biplanare, composto da un piano dell’espressione e uno del contenuto. I comportamenti gestuali, ad esempio, possono essere descritti come elementi del piano dell’espressione nel mondo naturale, e diventare piano del contenuto nel momento in cui vengono tradotti in linguaggio naturale. È a partire da questo principio che Greimas elabora la nozione di macrosemiotica: la lingua naturale, da un lato, e il mondo naturale, dall’altro, rappresentano due grandi sistemi semiotici che entrano in relazione e si traducono reciprocamente.
Il punto di svolta, tuttavia, avviene con Semiotica delle passioni, dove Greimas e Fontanille si ispirano alla fenomenologia, in particolare alla teoria della percezione di Merleau-Ponty. La relazione tra soggetto e mondo non è più concepita in termini di discontinuità, come nelle scienze fisiche o linguistiche, ma attraverso una continuità mediata dal corpo. I semi esterocettivi si integrano con quelli interocettivi grazie all’attività mentale, ma solo attraverso il corpo, che porta con sé la propria affettività.
Questa transizione implica che le figure del mondo naturale, in quanto significanti del piano dell’espressione, si trasformano – grazie alla mediazione corporeo-affettiva – in figure del contenuto del linguaggio naturale. È attraverso il corpo che si compie la trasposizione da “stati di cose” a “stati d’animo”. In questa prospettiva, l’interocettivo e l’esterocettivo si omogeneizzano grazie alla propriocettività, producendo una equivalenza formale tra mondo e soggetto.
In Dell’imperfezione, Greimas approfondisce questa direzione, interrogandosi sull’esperienza estetica in quanto esperienza estesica, cioè fondata sul sentire corporeo. L’esperienza estetica sfugge al dominio del cognitivo: si manifesta come presa estetica, un incontro improvviso tra soggetto e oggetto di valore che genera una frattura nella quotidianità, aprendo alla possibilità di una “vita vera”, di una fusione con l’oggetto. Tuttavia, come scrive Greimas, questa esperienza lascia sempre “un fondo d’imperfezione”.
Il corpo, dunque, non è soltanto un mediatore passivo, ma un agente che “profuma” il senso, orientando la semiosi. L’esperienza del senso si genera in uno spazio profondo e articolato della sensorialità, dove i livelli percettivi e affettivi sono organizzati in strati sintattici e paradigmatici: dal livello figurale più astratto, fino a quello iconico ricco di dettagli. In questa stratificazione, anche gli altri canali sensoriali (udito, olfatto, gusto, tatto) partecipano alla costruzione della significazione.
È proprio in questa articolazione tra corpo, linguaggio e mondo che Stefano Traini mostra come Greimas cerchi di descrivere l’immanenza del sensibile, delineando i fondamenti per una semiotica che non rinunci alla percezione. E come accade per Eco, anche per Greimas questa apertura al corpo rappresenta il punto d’approdo naturale di un lungo percorso: da una teoria del fare (l’azione), a una teoria dell’essere (la cognizione), fino alla soglia dell’esperienza patemica ed estetica.
Fonte: Stefano Traini, “No, We Kan’t. Percezione, linguaggio e realtà in prospettiva semiotica”, in occasione del Convegno “Percezione, cognizione e semiotica”, Bologna, 2017.