Umberto Eco si sofferma sul significato e sull’impiego della tavola proposta riguardo alla tipologia dei modi di produzione segnica. Egli avverte che tutti i problemi e le distinzioni precedentemente esposti, «apparentemente bizantine», saranno ulteriormente chiariti nei paragrafi successivi. Tuttavia, in questa fase, è importante sottolineare un punto essenziale: la figura non classifica tipi di segni, ma esclusivamente tipi di attività produttiva.
Si tratta, dunque, di un modello che rappresenta procedimenti fisici e operativi, i quali, per reciproca interazione, possono generare diverse funzioni segniche. Tali funzioni possono manifestarsi sia «come unità codificate» sia «come testi codificanti».
Eco insiste su questo punto: ciò che viene elencato nella tavola sono entità fisiche e procedimenti, che possono essere ordinati alla funzione segnica, ma non la implicano necessariamente. Possono cioè esistere anche fuori da una struttura semiotica, benché siano spesso prodotti per significare.
Con questo chiarimento, Eco fornisce una base metodologica solida per distinguere tra ciò che appartiene alla dimensione fisico-produttiva dell’espressione e ciò che costituisce una funzione segnica in senso proprio. È una distinzione necessaria per evitare di attribuire status semiotico a oggetti e operazioni che ne sono solo potenzialmente dotati, in base al sistema in cui vengono inseriti.
Riferimento bibliografico:
U. Eco, Trattato di semiotica generale, Bompiani, Milano 1975.