Superando i limiti teorici della tripartizione jakobsoniana, Gianfranco Marrone propone una nuova tipologia della traduzione, fondata su basi pienamente semiotiche ed epistemologicamente consapevoli. Non si tratta solo di aggiungere sottocategorie, ma di riformulare il quadro complessivo alla luce del passaggio dal segno al discorso.
La nuova classificazione si articola in tre grandi blocchi:
A) Traduzione inter-semiotica (o trasposizione)
B) Traduzione intra-semiotica, con due sottotipi:
B.1 Traduzione propriamente detta
B.2 Riformulazione
C) Traduzione discorsiva, anch’essa con due sottotipi:
C.1 Intra-discorsiva (o trasferimento)
C.2 Inter-discorsiva (o contaminazione)
Nel tipo A, si collocano i casi in cui il contenuto resta (più o meno) invariato mentre cambia il piano dell’espressione. Rientrano qui, ad esempio, un romanzo trasposto in un film, un quadro descritto a parole, un mimo che racconta un film, o un’opera teatrale trasformata in sceneggiatura cinematografica.
Il tipo B riguarda invece quei casi in cui la materia dell’espressione viene mantenuta, ma si opera una trasformazione sulla forma o sulla superficie testuale. Nella B.1 si collocano le traduzioni inter-linguistiche tradizionali e quelle intra-linguistiche strutturali (ad esempio tra lingue dei segni differenti). Nella B.2, invece, troviamo fenomeni come le perifrasi, le circonlocuzioni, le riscritture sinonimiche, i remake cinematografici o la variazione di uno stesso soggetto pittorico.
Il tipo C introduce una svolta. Qui non si parla più di passaggi da un testo a un altro, ma di trasformazioni interne al piano del contenuto. Nella C.1 rientrano le riscritture fedeli che rispettano le tassonomie discorsive (come una fiaba riscritta in forma narrativa contemporanea); nella C.2, invece, si trovano le contaminazioni vere e proprie, come quando un discorso giornalistico viene tradotto in termini pubblicitari o quando la fiction entra nella struttura dell’inchiesta televisiva.
“Nel complesso – scrive Marrone – potremmo dire che nel caso del trasferimento si utilizzano rispettosamente le tassonomie sociolettali dei generi e dei sotto-generi, mentre nel caso della contaminazione si tende a trasgredirle”.
L’idea di fondo è che la traduzione, intesa in senso discorsivo, non si limita a trasmettere significato, ma ne produce di nuovo. Ogni traduzione diventa così un atto di significazione, un’operazione di senso che agisce non solo sui testi ma anche sulle strutture profonde del discorso.
Riferimento bibliografico: Gianfranco Marrone, Della significazione. Testualità, traduzione, culture, Mimesis, 2024.