Nel delineare il contributo di Roman Jakobson alla fondazione della semiotica, Umberto Eco individua una delle sue principali forze nella capacità di operare trasferimenti interdisciplinari. La semiotica, come emerge dalle ricerche jakobsoniane, non nasce da un sistema concettuale chiuso, ma si costituisce attraverso l’innesto continuo di modelli, strumenti e metodi provenienti da altre scienze.
Jakobson ha elaborato una serie di operazioni analitiche in grado di unificare ambiti eterogenei: dalla linguistica alla poesia, dalla musica al cinema, dalla retorica alla patologia del linguaggio. Eco descrive otto grandi linee di trasferimento che hanno strutturato in modo decisivo il pensiero semiotico contemporaneo.
1. Pertinenza linguistica applicata ad altri sistemi:
Jakobson estende il criterio della pertinenza – tipico dell’analisi linguistica – alla musica, al folklore, al cinema, ad altre produzioni culturali. La nozione di “elemento rilevante” viene così impiegata per analizzare la significazione oltre il verbale.
2. Informazione e ridondanza nella poesia:
Già nel 1921 Jakobson introduce, ispirandosi alla psicologia della “attesa frustrata”, l’idea che l’opposizione tra informazione e ridondanza sia fondamentale per comprendere l’efficacia della poesia. Il “non conosciuto” produce meraviglia solo sullo sfondo del “già conosciuto”. Questa intuizione è riformulata in termini di norma e deviazione e trova sistemazione definitiva nel 1958.
3. Le funzioni del linguaggio:
A partire dal 1921, e poi nel 1934, 1952 e 1958, Jakobson articola una teoria delle funzioni linguistiche che unisce psicologia, teoria dell’informazione e logica. In essa, la funzione metalinguistica e quella poetica emergono come fondamentali: l’arte, come il linguaggio, può essere autoreferenziale, ovvero “significare se stessa”.
4. Binarismo e tratti distintivi:
Jakobson estende il modello binario dalla fonologia ad altri sistemi semiotici. Anche se, osserva Eco, questa estensione ha portato talvolta a sovrapporre schemi binari a fenomeni che vi si opponevano, il principio è diventato centrale in molte applicazioni, tra cui le strutture parentali analizzate da Lévi-Strauss o le teorizzazioni lacaniane.
5. Il concetto di tratto distintivo generalizzato:
L’idea che ogni sistema semiotico possa essere analizzato in termini di opposizioni minimali viene estesa alla grammatica e alla semantica. Jakobson suggerisce che i tratti distintivi possano strutturare anche il significato, non solo la forma.
6. Dalla teoria dell’informazione alla semiotica:
La distinzione tra codice e messaggio, mutuata dalla teoria dell’informazione, viene applicata a tutta la semiotica. Secondo Eco, questo passaggio sarà oggetto di riflessione più dettagliata nei paragrafi successivi.
7. Metafora e metonimia tra linguaggio, magia e patologia:
A partire dal 1956, Jakobson estende la coppia selezione/combrazione (che corrisponde a metafora/metonimia) dalla linguistica alla retorica, dalla poesia alla psicoanalisi, dalla moda alla pubblicità, fino alla magia e all’afasia. Già nel 1937 aveva messo in relazione retorica e pensiero magico, analizzando il mito della statua di Puškin.
8. Poetica praghese e ambiguità del messaggio artistico:
L’ultimo trasferimento riguarda l’estensione dei principi dell’estetica linguistica ad altre arti. L’ambiguità e l’autoreferenzialità diventano tratti comuni a tutti i linguaggi artistici. Jakobson lo afferma chiaramente: molti processi studiati dalla poetica non si limitano all’arte della parola, ma riguardano la semiotica generale. L’intertestualità tra poesia, pittura, musica e cinema è una dimostrazione della possibilità di un’analisi trasversale delle forme espressive.
Secondo Eco, si tratta di una vera e propria “estetica semioticamente orientata”. Jakobson, nel 1958, afferma che anche nei casi di trasposizione intersemiotica — come la conversione di Wuthering Heights in un film, di leggende medievali in miniature, di un poema in balletto — rimangono intatti certi tratti strutturali dell’intreccio. L’illustrazione, ad esempio, è interpretabile solo grazie alla comparabilità fra arti diverse.
Eco aggiunge che uno dei meriti maggiori di Jakobson è stato quello di portare la semiotica a confrontarsi anche con la trasmissione biologica dell’informazione, in particolare nei processi genetici di codifica e decodifica. La sua riflessione sull’indice, ripresa da Peirce, diventa fondamentale per analizzare fenomeni comunicativi in cui non vi sia né emittente né ricevente intenzionale.
Un altro punto decisivo riguarda il legame tra lo strutturalismo linguistico e il pensiero di Peirce. Jakobson è stato il primo a costruire un ponte metodologicamente fecondo tra queste due tradizioni, creando le condizioni per una semiotica matura e rigorosa.
Umberto Eco, Il pensiero semiotico di Jakobson, 1976