Nel riflettere sul Trattato di semiotica generale, Stefano Traini si interroga su una mancanza significativa dell’impianto teorico proposto da Umberto Eco: quella di una vera e propria teoria dell’inferenza interpretativa.
Il cuore della questione, per Traini, è che la parte del Trattato dedicata alla tipologia dei modi di produzione segnica— pur articolata e cruciale — non affronta in modo esplicito il lavoro inferenziale dell’interprete. E questo risulta tanto più evidente alla luce della successiva produzione echiana, in particolare Lector in fabula.
“Rileggendo il Trattato, più di una volta ho pensato che la mia ideale seconda parte del Trattato non sarebbe tanto la tipologia dei modi di produzione segnica quanto una parte di Lector in fabula […] ovviamente riveduta e riadattata per l’occasione”.
Il problema, secondo Traini, non riguarda tanto la struttura semantica delineata nel modello enciclopedico — che appare oggi “imprescindibile” — quanto la mancanza di una sua controparte dinamica, capace di modellizzare le operazioni interpretative in atto.
Il modello semantico del Trattato è complesso e articolato: si fonda su selezioni contestuali e circostanziali, marche semantiche denotative e connotative, ma lascia in ombra ciò che accade dopo, quando queste strutture vengono messe in opera dall’interprete.
Proprio per questo motivo, Traini richiama il lavoro di Patrizia Violi, in particolare il volume Significato ed esperienza, come un tentativo riuscito di colmare questa lacuna. Nel testo, Violi mostra come le proprietà del lessico abbiano un ruolo strutturale, ma anche come esse guidino il lavoro interpretativo di chi legge e comprende. In questo modo, la dimensione strutturale e quella inferenziale si coordinano e si sostengono reciprocamente.
Traini osserva inoltre che proprio Significato ed esperienza coglie forse meglio di ogni altro testo l’eredità del Trattato, sia sul piano della semantica, sia su quello della riflessione sul referente. Se nella prima parte del Trattato Eco denuncia la “fallacia referenziale”, nella seconda recupera — pur in termini complessi — una nozione di referente. Con Violi, si passa invece a parlare di contenuto esperienziale, integrando l’extralinguistico all’interno del modello semantico.
“È un’integrazione dell’extralinguistico in un modello semantico, e non più ovviamente banalmente il riferimento fra linguaggio e mondo”.
In questa prospettiva, Traini legge in Significato ed esperienza una prosecuzione — e al tempo stesso una correzione — del progetto echiano: là dove Eco si arresta alla formalizzazione enciclopedica del contenuto, Violi rilancia il modello verso l’analisi delle pratiche interpretative e dei vincoli esperienziali che le informano.
Fonte: Stefano Traini, Tavola rotonda sull’eredità del “Trattato di semiotica generale” di Umberto Eco, organizzata in occasione del XXXIV congresso dell’Associazione Italiana di Studi Semiotici (AISS) nel 2006.