Nella raccolta La cultura e l’esplosione Lotman riprende due problemi fondamentali per ogni sistema semiotico. Primo: il rapporto tra il sistema e ciò che gli sta fuori. Per Lotman la cultura è un insieme di lingue; il mondo extra-semiotico è extralinguistico e va trasformato in contenuto dalle lingue stesse. Perciò la traduzione è centrale: interpretare il reale significa renderlo parlabile, cioè trasferirlo da un codice a un altro. Il sistema culturale non è quindi chiuso, ma si apre continuamente allo spazio circostante incorporandolo o proiettandovi i propri schemi.
Secondo: la relazione fra statica e dinamica, ossia come un sistema conserva identità pur cambiando. Lotman distingue due modalità di avanzamento: processi graduali e prevedibili e trasformazioni discontinue, imprevedibili, che egli definisce «esplosioni». L’imprevedibilità non è caos illimitato ma l’esito di un insieme di possibilità; solo una di queste si realizza. I progressi lenti e gli scatti esplosivi si condizionano a vicenda: eliminare l’uno significherebbe mettere a rischio l’altro. Per lo storico, dunque, il cammino del cambiamento somiglia insieme a un fiume orientato e a un terreno minato punteggiato da possibili esplosioni.