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Dalla scienza dei segni alla semiotica del testo. Il campo semiotico e le teorie della significazione

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Metodo e bricolage: il mestiere del sociosemiologo

Posted on 14 Giugno 2025 by semiotica.org

Nella pratica sociosemiotica, la libertà di costruire l’oggetto di indagine non si traduce in arbitrarietà, ma in una necessaria riflessione sui criteri di pertinenza. Maria Pia Pozzato sottolinea che, quando si affronta una massa estesa e disomogenea di dati – come immagini, comportamenti sociali, luoghi – occorre selezionare linee di coerenza che permettano di ridurre e organizzare il materiale. Solo così si può passare dal micro al macroscopico, da ciò che è plurale e disseminato a “qualcosa che rassomigli a un ordine”, secondo le parole di Claude Lévi-Strauss.

Il problema metodologico, dice Pozzato citando ancora Geertz, è reale e critico, soprattutto quando si lavora con approcci etnografici. Persino nel caso della semiotica letteraria – dove il corpus può essere considerato più circoscritto – Greimas, nella Semantica strutturale, non pretendeva di restituire un senso totale delle opere di Bernanos. Puntava piuttosto all’identificazione di criteri di pertinenza specifici e selettivi. Solo in seguito, con l’analisi dell’opera di Maupassant, si fece strada un tentativo di analisi esaustiva, che sarà poi criticato da Jacques Geninasca.

Per Geninasca, ogni testo – anche quello letterario – è soprattutto un’interrogazione sul valore dei valori. Il testo, scrive Pozzato parafrasandolo, è un dispositivo di conversione rivolto al lettore: non solo un oggetto da analizzare, ma una forma di interazione viva tra soggetti. Anche l’estetico, quindi, si collega alla dimensione intersoggettiva, cara alla sociosemiotica.

Pozzato esplicita inoltre che non esistono protocolli garantiti per pertinentizzare correttamente un oggetto. Se i criteri vengono fissati a priori, l’indagine si chiude prima ancora di cominciare; se invece si parte “alla cieca”, senza ipotesi, si rischia di produrre soltanto un elenco disorganico di osservazioni. È qui che si inserisce l’approccio per tentativi e verifiche, l’unico modo realistico di avanzare nell’analisi.

Il lavoro del sociosemiologo, secondo l’autrice, è allora una forma di bricolage teorico. I suoi studi su oggetti differenti (la cucina maschile, il fitness, le fotografie di matrimonio, i luoghi urbani) sono stati costruiti utilizzando, di volta in volta, autori e strumenti teorici diversi. Per esempio: Lévi-Strauss per l’etnografia alimentare; Leroi-Gourhan per il corpo in movimento; Bachtin, Lotman, Barthes e Floch per la fotografia rituale; Bourdieu per la codifica sociale.

Pozzato rivendica questa prassi come una tradizione consolidata nella semiotica: basti pensare all’uso, da parte di Jean-Marie Floch, della storia dell’arte di Wölfflin per interpretare la moda di Coco Chanel, o al bricolage metodologico di Greimas in Semantica strutturale, dove si mescolano modelli linguistici, antropologici, etnoletterari.

Ogni oggetto, scrive Pozzato, ha “convocato” i materiali teorici di cui necessitava. La scelta degli strumenti non è neutra, perché «trascegliere alcuni strumenti di lettura anziché altri non è solo un modo di interpretare un oggetto, ma è anche, fin dall’inizio, un modo per costruirlo, dargli un nome e una consistenza».

Questo vale anche per la delimitazione del corpus, cruciale nella sociosemiotica urbana. Le chiese di Modena o l’isola di Grado non vengono definite in base a confini “naturali” o urbanistici, ma in base a ipotesi di senso: nel primo caso si esclude l’intorno urbanistico, nel secondo si includono le isole limitrofe e l’entroterra. Lo stesso vale per l’indagine sulle foto di matrimonio, dove l’autrice ha costruito un corpus locale e cronologicamente mirato, consapevole del margine di specificità territoriale, e anzi rivendicando questa dimensione come occasione di confronto con altri contesti.

In definitiva, l’analisi sociosemiotica – nelle parole di Pozzato – è un’operazione attiva di costruzione dell’oggetto. L’osservatore, scegliendo teorie, strumenti, delimitazioni, non descrive semplicemente, ma struttura ciò che intende analizzare. Ed è in questo gesto teorico e pratico insieme che si gioca la specificità e la forza della sociosemiotica.


Riferimento bibliografico:

Maria Pia Pozzato, Sociosemiotica. Scienza del generale o del particolare?, in Semiotica delle soggettività, Mimesis, 2013, pp. 145–153.


Tags:
Algirdas Julien Greimas , Claude Lévi-Strauss , Jacques Geninasca , Jean-Marie Floch , Maria Pia Pozzato , sociosemiotica

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