Maria Giulia Dondero introduce il concetto di enregisterment per descrivere i processi attraverso cui le forme visive diventano riconoscibili, condivise e trasferibili. Il termine, proveniente dall’antropologia linguistica, viene messo in relazione con la teoria semiotica della prassi enunciativa per spiegare come gli stili visivi si costituiscano attraverso dinamiche di sedimentazione e tipizzazione.
Nel testo, l’enregisterment viene inteso come un processo mediante il quale un insieme di tratti formali, inizialmente dispersi e contingenti, si stabilizza progressivamente fino a configurarsi come un registro. Questo registro non coincide con una singola immagine, ma emerge dalla ripetizione e dalla circolazione delle forme all’interno di un corpus. Le immagini, in questo senso, non sono mai isolate: esse partecipano a una rete di relazioni che consente il riconoscimento di uno stile.
Dondero sottolinea che l’enregisterment non è un semplice accumulo di somiglianze, ma un processo dinamico di selezione e tipizzazione. Alcuni tratti vengono mantenuti, altri scartati; alcune variazioni diventano pertinenti, altre marginali. È attraverso questo processo che le forme visive acquisiscono uno statuto riconoscibile, diventando disponibili per ulteriori riusi e trasposizioni.
L’autrice mette in evidenza che tali dinamiche sono osservabili tanto nella storia della pittura quanto nelle pratiche contemporanee di generazione automatica delle immagini. In entrambi i casi, ciò che conta non è l’origine individuale di una forma, ma la sua capacità di essere ripresa, trasformata e riconosciuta come appartenente a un certo insieme stilistico. L’enregisterment descrive dunque il passaggio dalla singolarità dell’immagine alla generalità del registro visivo.
In questa prospettiva, la tipizzazione non elimina la variazione, ma la organizza. Ogni nuova immagine può introdurre deformazioni o scarti rispetto al registro stabilizzato, ma tali differenze restano intelligibili solo in relazione al fondo comune che l’enregisterment ha reso disponibile. Lo stile emerge così come un effetto di pratiche ripetute, piuttosto che come una proprietà intrinseca di un singolo artefatto.
Attraverso l’integrazione tra semiotica e antropologia linguistica, Dondero propone quindi una descrizione delle forme visive come entità storicamente e culturalmente situate, il cui significato dipende dalla loro circolazione e dalla loro riconoscibilità. L’enregisterment diventa così uno strumento teorico per comprendere come gli stili visivi si costituiscano, si stabilizzino e diventino operativi all’interno di pratiche di produzione e interpretazione delle immagini.
Riferimento bibliografico: Maria Giulia Dondero, Enunciative Praxis and Enregisterment in the Domain of Generative Artificial Intelligence.
