Secondo Jurij Lotman, la distinzione tra “noi” e “loro” all’interno di una comunità culturale non è fondata solo su fattori simbolici, topologici o linguistici, ma anche su dinamiche emozionali profonde. In un passaggio centrale del saggio La semiotica dei concetti di “vergogna” e “paura”, Lotman afferma: “l’identificazione in una comunità di un gruppo organizzato dalla vergogna e di un gruppo organizzato dalla paura coincide con l’antitesi ‘noi-loro’”.
Franciscu Sedda sottolinea l’importanza di questo passaggio come primo punto teorico da valorizzare. La relazione “noi-loro” viene articolata su un asse emozionale: dove finisce la vergogna, comincia la paura. La vergogna struttura lo spazio interno della cultura, regolato da norme condivise, onore e appartenenza. La paura, invece, regola la relazione con l’altro, con ciò che è esterno, diverso, potenzialmente minaccioso.
Questa impostazione anticipa il modo in cui Lotman, negli anni Ottanta, svilupperà la teoria della semiosfera. In essa, la distinzione noi/loro viene resa più complessa attraverso opposizioni multiple: interno/esterno, civile/barbarico, centro/periferia, maggioranza/minoranza, molti/pochi. Il dualismo emozionale iniziale (vergogna/paura) non viene annullato, ma ristrutturato all’interno di un sistema differenziale più articolato. La semiosfera, infatti, è definita come uno spazio “multistrutturato”, in cui coesistono e si intrecciano diversi assi di opposizione.
Sedda invita a non sottovalutare il ruolo delle emozioni culturali, anche quando passano in secondo piano rispetto ad altre forme di articolazione. È lo stesso Lotman, a metà degli anni Ottanta, a ribadire l’importanza di collegare la pragmatica delle relazioni interculturali al tema delle “emozioni culturali”. Un caso emblematico è quello delle “caccia alle streghe”, interpretate come manifestazioni di panico collettivo innescate da accelerazioni improvvise dello sviluppo storico, culturale e tecnologico.
Questo quadro porta a un secondo punto teorico. Lotman scrive che “il ‘noi’ culturale è una collettività all’interno della quale operano le norme della vergogna e dell’onore. La paura e la coercizione definiscono la nostra relazione con gli ‘altri’”. Sedda osserva che a ogni passione è associata una faccia positiva: la vergogna si accompagna all’onore, ma la paura sembra condurre non a una passione, bensì alla coercizione, che non è un’emozione ma una forza imposta.
Questa asimmetria apre due direzioni di riflessione. Da un lato, emerge la necessità di studiare le configurazioni emozionali storicamente e culturalmente situate, come suggerito da Fabbri. Dall’altro, si intravede la possibilità di confrontare la coppia vergogna/paura con altri modelli filosofico-politici delle passioni, come quello di Hobbes e Spinoza, in cui la paura è sempre messa in tensione con la speranza. Lotman, invece, sembra escludere quest’ultima, forse perché nel contesto sovietico in cui scrive, l’utopia si è già trasformata in terrore.
Riferimento bibliografico: Franciscu Sedda, “Semiotics of Conflict: From Lotman to Semiopolitics”, TLU Press, Tallinn 2024.
