Charles Sanders Peirce introduce un’importante distinzione tra sensazione ed emozione, facendo leva sul rapporto tra esperienza mentale e reazione corporea. A ogni sentimento, egli osserva, corrisponde una reazione nel corpo: «Vi è qualche ragione per pensare che, in corrispondenza a ogni sentimento in noi, si verifichi una reazione nel nostro corpo.»
Tale proprietà del pensiero-segno non dipende razionalmente dal significato del segno e può perciò essere paragonata alla «qualità materiale del segno». Tuttavia, essa si distingue dalla qualità materiale in senso stretto, poiché «non è essenzialmente necessario che la proprietà del pensiero-segno sia avvertita affinché vi sia un pensiero-segno».
Nel caso della sensazione, la molteplicità di impressioni che la precedono e la determinano non genera reazioni provenienti dai grandi gangli nervosi o dal cervello. Per questo motivo, Peirce ritiene che la sensazione non provochi alterazioni rilevanti nell’organismo fisico e che, di conseguenza, essa abbia un’influenza relativamente modesta sul corso del pensiero, fatta eccezione per l’informazione che può fornire.
L’emozione, al contrario, compare in una fase più avanzata dello sviluppo del pensiero, «dopo l’inizio della percezione del suo oggetto». I pensieri che determinano l’emozione hanno già attivato corrispondenti reazioni nel cervello o nel ganglio principale. Per questo, «l’emozione provoca grandi reazioni nel corpo» e ha un effetto marcato sul flusso del pensiero, indipendentemente dal suo valore rappresentativo.
Peirce elenca una serie di reazioni corporee, immediatamente riconoscibili: arrossire, chiudere o spalancare gli occhi, sorridere, aggrottare le ciglia, fare il broncio, ridere, piangere, singhiozzare, agitarsi, tremare, restare di sasso. A queste si aggiungono: sospirare, arricciare il naso, fare spallucce, mandare gemiti, sentirsi mancare, trepidare, «avere il cuore gonfio», e altre reazioni simili.
Queste risposte, che Peirce definisce «in primo luogo», non derivano da una deliberazione, ma da un impulso diretto. Accanto ad esse, vi sono poi reazioni «più complicate» ma pur sempre impulsive, non deliberative.
In questa distinzione, emerge con chiarezza il nesso che Peirce stabilisce tra la funzione rappresentativa del segno mentale e la sua dimensione materiale ed emotiva. Mentre la sensazione opera come una qualità materiale senza produrre forti effetti cognitivi o corporei, l’emozione ha una struttura più complessa e una potenza trasformativa sia sul corpo che sul pensiero.
Riferimento bibliografico: Charles Sanders Peirce, Dalla sensazione al ragionamento, in Collected Papers, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge (Mass.), 1931-1958, tr. it. di M.A. Bonfantini, L. Grassi, R. Grazia, Semiotica, Einaudi, Torino 1980, pp. 66-80.
