L’idea che il linguaggio sia uno strumento di comunicazione sembra ovvia. Eppure, Émile Benveniste invita a diffidarne. Se ci chiediamo a che cosa debba questa presunta funzione, possiamo imbatterci in due risposte immediate. La prima è puramente constativa: il linguaggio viene usato in questo modo perché gli uomini non hanno trovato un mezzo migliore per comunicare. La seconda sottolinea che il linguaggio possiede capacità che lo rendono adatto a trasmettere ordini, domande, notizie, e a suscitare nell’interlocutore comportamenti adeguati. In una prospettiva più tecnica, si aggiunge che il comportamento linguistico può essere descritto in termini di stimolo e risposta.
Ma Benveniste obietta: in queste risposte «non lo si confonde con il discorso?». Il discorso, infatti, è il linguaggio messo in atto, necessariamente tra partners. Parlare di linguaggio come strumento significa incorrere in una petizione di principio, scambiando il funzionamento della parola con un oggetto artificiale.
Il paragone con lo strumento, osserva Benveniste, deve suscitare diffidenza. Uno strumento materiale — la zappa, la freccia, la ruota — si contrappone alla natura, perché è un artefatto. Il linguaggio, invece, «è nella natura dell’uomo, che non l’ha fabbricato». L’immagine ingenua di un’umanità originaria che, poco a poco, inventa il linguaggio è pura fantasia. Non troviamo mai l’uomo separato dal linguaggio: «Nel mondo troviamo un uomo che parla, un uomo che parla a un altro uomo, e il linguaggio detta la definizione stessa di uomo».
Tutti i caratteri del linguaggio — la sua natura non materiale, il funzionamento simbolico, l’articolazione, il possedere un contenuto — sono già sufficienti a rendere sospetta l’assimilazione a uno strumento. Se nella prassi quotidiana la parola sembra assumere la funzione di veicolo, questa impressione nasce dall’ipostatizzazione di un processo di scambio che in realtà non è mai una “cosa”. Parlare di linguaggio come di un oggetto significa tradirne la specificità.
Riferimento bibliografico: Émile Benveniste, Problemi di linguistica generale, trad. it. di Maria Vittoria Giuliani, Milano, Il Saggiatore, 1971.