Secondo Massimo Leone, una filosofia della comunicazione digitale ispirata alla semiotica deve interrogarsi sulle ideologie che accompagnano la nascita e la diffusione delle nuove tecnologie del senso. Anche l’intelligenza artificiale, benché presentata come strumento tecnico, è costruita su preconcetti culturali circa la natura dell’intelligenza, i suoi obiettivi e le sue modalità di espressione. In quanto simulazione dell’intelligenza umana, essa va studiata — dal punto di vista semiotico — come forma specifica di falsificazione.
L’umanità possiede da sempre la capacità di produrre rappresentazioni intenzionalmente false, scollegate da ogni realtà ontologica. Tuttavia, con l’avvento dell’intelligenza artificiale e del deep learning, si è varcata una soglia decisiva: oggi, afferma Leone, le culture umane entrano nel regno del “falso assoluto”.
Questo nuovo dominio si fonda su tre condizioni:
- La programmabilità del digitale: ogni oggetto rappresentabile digitalmente può essere costruito anche senza referenza ontologica.
- L’effetto della viralità: un’immagine digitale falsa può diventare dominante nella costruzione dell’identità di una persona (per esempio, un volto ringiovanito che circola sui social media).
- La produzione automatica del falso: non più opera di contraffattori, ma generata da algoritmi, con esiti imprevedibili.
Il volto umano, principale interfaccia espressiva della comunicazione, è al centro di questa nuova cultura del falso. Leone ricorda che l’interesse semiotico per il volto ha radici profonde, dalla fisiognomica alla ricerca contemporanea (come il progetto ERC FACETS). L’IA rappresenta ora la frontiera di questa rappresentazione, generando immagini sintetiche altamente realistiche e culturalmente influenti.
La tradizione semiotica ha affrontato a lungo il tema della falsificazione. Leone cita Charles S. Peirce, Roland Barthes, Julia Kristeva, Jean Baudrillard, Jurij Lotman, ma anche il contributo fondamentale di Umberto Eco, che ha dedicato numerosi scritti al rapporto tra vero, falso e rappresentazione, sia teorici (come Faith in Fakes) sia letterari (da Il pendolo di Foucault a Numero Zero). La semiotica, conclude Leone, è quindi ben attrezzata per affrontare «uno studio il cui oggetto si trova all’incrocio tra il falso, il volto e le rappresentazioni digitali costruite dall’intelligenza artificiale».
Riferimento bibliografico: Massimo Leone, I compiti principali di una semiotica dell’intelligenza artificiale, 2022