Nel commentare Figure del corpo di Jacques Fontanille, Pierluigi Basso dedica ampio spazio all’analisi dei punti di forza teorici e delle tensioni irrisolte che attraversano l’opera. Le analisi testuali che accompagnano la parte teorica, sottolinea Basso, non sono da considerarsi come meri esempi illustrativi, ma costituiscono parte integrante dell’elaborazione stessa. Esse proseguono e approfondiscono le indagini di Fontanille su oggetti come i vasi berberi, la luce, la patina, Proust, Claudel, Duchamp, e arrivano a coinvolgere anche ambiti nuovi, come il cinema (Von Trier) e il mondo degli oggetti («Delle cose che assurgono a corpo»).
Un nodo centrale riguarda la questione di soggettività e intersoggettività. Fontanille le convoca evitando ogni implicazione psicologica, trattandole come costrutti emergenti entro processi di significazione. Anche se questa posizione non viene esplicitata in modo sistematico, Basso osserva che essa sembra basarsi su una epistemologia fondata sull’accoppiamento tra soggetto e mondo-ambiente.
Particolarmente rilevante è lo spostamento che Figure del corpo opera, secondo Basso, dall’oggetto al sensibile, dalla semiosi astratta alla configurazione processuale del senso. Fontanille individua la figuratività come esito di un’articolazione semiotica mediata dalla propriocezione. Questo porta a riformulare le relazioni fra espressione, livello plastico e livello sensibile.
Nel dettaglio:
- il piano dell’espressione si costituisce solo congiunturalmente, nel suo legame con il piano del contenuto;
- prima ancora che come significante, una data configurazione va intesa come iscrizione o, più originariamente, come configurazione sensibile;
- il livello plastico si configura come una «lettura seconda», dipendente dalla gestione antropica del senso.
Sebbene il plastico non riceva grande attenzione in Figure del corpo (solo una menzione nel saggio su Von Trier), Basso ritiene che esso rimanga centrale per la teoria, soprattutto in testi successivi come Paesaggio, esperienza ed esistenza.
Un punto particolarmente delicato, secondo Basso, è rappresentato dalla posizione assunta da Fontanille rispetto alla nozione di figurale: ciò che per Greimas era un terreno trans-sensoriale (es. “acuto”), in Figure del corpo diventa il frutto di un’esplorazione percettiva già figurativa, perché già mediata da carne e involucri. Non si tratta più di identificare qualia, bensì di comprendere configurazioni di senso.
Infine, Basso invita a non reintrodurre il plastico come semplice “proprietà sensibile” dei testi. È piuttosto la semantizzazione plastica a produrre, per esempio, una “zona cromatica rossa” dotata di valore semantico: ciò accade tramite letture figurative che stabiliscono correlazioni, associazioni semisimboliche, o attribuzioni enunciative (una “configurazione rossa” letta come “un’iscrizione”).
La demoltiplicazione delle possibilità di semantizzazione non va intesa come complicazione superflua, ma come espressione della molteplicità di percorsi che il soggetto attiva nell’“investire” senso nei testi.
Riferimento bibliografico:
Pierluigi Basso, «Figure del corpo» di Jacques Fontanille, in E|C