Gianfranco Marrone affronta il problema della coesistenza, nella teoria greimasiana, di una doppia definizione di testo: da un lato il testo come oggetto unitario dell’analisi semiotica, dall’altro il testo come momento parziale — e in particolare espressivo — di un più ampio percorso generativo del senso. Tale apparente incongruità, osserva Marrone, si dissolve se si assume che la testualizzazione non avviene esclusivamente al termine del percorso generativo, ma si manifesta a ogni livello: fondamentale, antropomorfo, discorsivo.
Il quadrato semiotico, ad esempio, è una rappresentazione formale di un’articolazione semantica, ed è perciò già in sé un testo, dotato di un’espressione e di un contenuto. Scendendo di livello nel percorso — dalle strutture testuali a quelle discorsive — non si abbandona mai la sostanza dell’espressione: si incontra semmai un’altra sostanza, differente o parallela. Non si passa dunque dal testo all’astrazione, ma da un testo a un altro. Si ha così un processo continuo di trasposizione, traduzione, riformulazione.
Ogni nuovo testo può essere prodotto dalla teoria come modello esplicativo — una metasemiotica scientifica — oppure già esistere nella cultura come metatesto riconosciuto. Marrone ricorda che per Lotman i metatesti sono testi a tutti gli effetti: essi circolano nella medesima cultura dei testi cui si riferiscono, e si intrecciano con essi. Una dichiarazione di poetica è metatesto rispetto alla poesia che teorizza, ma è essa stessa un testo nella cultura. Lo stesso vale per una tavola dei generi letterari, un commento giornalistico, un’intervista, un libro catechistico, un trattato di semiotica. Ogni cultura produce e trasforma se stessa attraverso la costruzione incessante di testi, metatesti e intrecci intertestuali.
In questa prospettiva, anche il percorso generativo è una pratica di remake testuale, sorvegliata teoricamente e metodologicamente. L’intertestualità non è eccezione, ma regola della semiosfera. Le pratiche di remix e riscrittura non sono una prerogativa della contemporaneità: sono la logica stessa della cultura.
Marrone insiste infine sul fatto che i testi, pur nel loro intreccio continuo, non sono tutti equivalenti. Alcuni hanno maggiore valore, altri minore; alcuni operano come griglie interpretative per la produzione di altri testi. Esistono testi che si presentano come matrici di pratiche significanti successive: manuali di istruzioni, classificazioni, dichiarazioni programmatiche. Questi testi si collocano sul piano della manifestazione espressiva diretta e istituzionale, agendo come punto di partenza per nuove configurazioni di senso.
Riferimento bibliografico: Gianfranco Marrone, L’invenzione del testo. Appunti per una ricerca, in Versus, 103-105, 2008.