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Dalla scienza dei segni alla semiotica del testo. Il campo semiotico e le teorie della significazione

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Costruzione e naturalizzazione: testi e pratiche culturali

Posted on 15 Giugno 202515 Giugno 2025 by semiotica.org

Gianfranco Marrone propone una rilettura critica della distinzione tra testo-oggetto e testo-modello. A suo avviso, tutti i testi sono costruiti: ciò che cambia è la consapevolezza — o meno — di questo processo. Alcuni testi, osserva Marrone, diventano oggetti perché si dimentica o si nasconde il lavoro necessario per produrli; altri, invece, conservano la memoria della loro costruzione e possono quindi servire a edificare nuove realtà testuali.

Marrone richiama a questo proposito una riflessione di Lotman: ogni cultura distingue ciò che è testo da ciò che è fuori testo. Questo “fuori” può essere un anti-testo, cioè un testo che si oppone a quello ufficiale, oppure un non-testo, ossia qualcosa che non viene riconosciuto come significativo. Per Marrone, non esistono testi “propriamente detti” in senso ontologico; esistono solo quei testi che una cultura, in un certo momento, considera tali. Il riconoscimento testuale avviene attraverso segni di istituzionalizzazione — come copertine, frontespizi, titoli, cornici, sigle, sipari — che marcano una chiusura, una discontinuità tra interno ed esterno.

Questo riconoscimento, tuttavia, è frutto di una costruzione culturale storicamente situata. Marrone ricorda che la costruzione del libro come oggetto-testo ha richiesto secoli di lavoro, come ha mostrato Genette, e che l’invenzione del quadro con cornice è essa stessa una costruzione artistica, come insegna Stoichita. Una volta dimenticata questa origine artificiale, si finisce per naturalizzare il testo: si considera naturale ciò che è in realtà prodotto, e si tracciano distinzioni apparentemente oggettive tra testo e non testo, tra testo ed esperienza, tra testo e pratica.

Ogni testo-oggetto è dunque, in realtà, un testo costruito a partire da modelli culturali preesistenti. La distinzione che Marrone ritiene più utile è quella tra due tipi di produzione:

  1. Le produzioni culturali silenziose dei testi, che operano all’interno di una cultura secondo strategie implicite di valorizzazione e disvalorizzazione (tra “noi” e “altri”, tra “cultura” e “natura”).
  2. Le produzioni semiotiche esplicite dei testi, che si pongono come operazioni metalinguistiche consapevoli, dotate di obiettivi analitici.

Greimas, ricorda Marrone, aveva proposto di sostituire la dicotomia tra naturale e costruito con quella tra semiotiche scientifiche e non scientifiche. Le prime sono oggetti semiotici analizzati entro una teoria esplicita; le seconde, invece, sono formazioni del mondo umano e sociale costruite in modo implicito e perciò considerate “naturali”.

Questa distinzione, sottolinea Marrone, non serve solo a chiarire la natura dei testi, ma anche a rendere evidente che ogni atto analitico richiede una scelta teorica e metodologica a monte: decidere che cosa è un testo, e come trattarlo, significa partecipare a una costruzione culturale che riguarda tanto l’oggetto quanto il sapere che lo interroga.


Riferimento bibliografico:

Gianfranco Marrone, L’invenzione del testo. Appunti per una ricerca, in Versus, 103-105, 2008.


Tags:
Algirdas Julien Greimas , Genette , Gianfranco Marrone , Jurij M. Lotman , Semiotica del testo

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