La Svolta Semiotica. Paolo Fabbri chiarisce il senso del titolo scelto, ovvero La scatola degli anelli mancanti. Non si tratta di un titolo allusivo, bensì, come egli stesso scrive, di un titolo “meta-sememico”, destinato a riassumere i problemi teorici affrontati lungo il testo. Gli “anelli mancanti” a cui fa riferimento sono i legami assenti tra i diversi livelli della teoria semiotica, quei punti di connessione che dovrebbero garantire coerenza tra descrizione empirica, metodo, teoria ed epistemologia, ma che spesso, nella pratica, risultano disgiunti.
Fabbri propone una struttura a quattro livelli, che la semiotica deve saper connettere: il livello empirico, il livello metodologico, il livello teorico e il livello epistemologico. La semiotica, in quanto disciplina con vocazione scientifica, deve avere una base empirica, ossia deve essere capace di confrontarsi con pratiche concrete di significazione. Ma, al tempo stesso, deve possedere metodi di analisi concettualmente fondati, teorie in grado di giustificare tali metodi e una riflessione epistemologica che espliciti le proprie condizioni di validità.
Gli anelli mancanti sono, per l’appunto, i passaggi intermedi che spesso mancano tra questi livelli. Fabbri nota che molte ricerche semiotiche passano direttamente dalla descrizione empirica a un’ipotesi filosofica, saltando completamente i livelli metodologico e teorico. Altre volte, i metodi vengono usati senza che se ne espliciti la coerenza interna, oppure si fa riferimento a concetti teorici senza una fondazione epistemologica chiara. L’effetto, afferma, è quello di un’“illustrazione del già noto”, dove i testi servono solo a confermare una teoria preesistente, senza alcun incremento di conoscenza.
A sostegno di questa posizione, Fabbri porta esempi tratti da ambiti diversi. Cita gli studiosi di intelligenza artificiale che, nel tentativo di dare un fondamento corporeo ai modelli computazionali, ricorrono a Merleau-Ponty o a Husserl, senza però passare attraverso una teoria che renda operativa questa connessione. Cita anche il ricorso alla metafora come strumento di simulazione somatica, secondo la proposta di Lakoff: ma anche in questo caso, avverte, è necessario un livello teorico che trasformi le metafore in concetti descrittivi utilizzabili.
Un altro esempio riguarda la distinzione tra percetto, affetto e concetto. Secondo Fabbri, è indispensabile “una filosofia che fondi questa distinzione di marca soltanto teorica (Deleuze)”, altrimenti si rischia di utilizzare categorie senza definirne le interrelazioni. È proprio questo il senso della scatola degli anelli mancanti: una tipologia di errori sistematici che compromettono la tenuta della ricerca semiotica, la quale oscilla tra empirismo ingenuo, speculazione astratta e uso irresponsabile di strumenti analitici.
Per questo, Fabbri sostiene che la semiotica debba affrontare con rigore la propria articolazione interna, investendo in una riflessione responsabile sui propri strumenti. La metafora della scatola non è solo un espediente retorico, ma il simbolo di una architettura concettuale da ricostruire: solo reintegrando gli anelli mancanti sarà possibile “girare alcuni di questi anelli in nuove direzioni di ricerca”.
Riferimento bibliografico: Fabbri, P. (1998). La svolta semiotica. Italia: Laterza.