Il problema della generazione di nuove idee e innovazioni all’interno del sapere umano è stato a lungo discusso, con risposte differenti. Una soluzione attuale consiste nell’interpretare ogni mutamento o innovazione in termini di abduzione, ossia l’adozione di un’ipotesi. Tuttavia, una volta riconosciuto il ruolo fondante dell’abduzione, si pone un nuovo interrogativo: come si trovano le ipotesi da adottare e da verificare?
Per ipotesi si intende ogni forma di modello cognitivo mediante il quale gli esseri umani conoscono e rappresentano il mondo: si tratta di linguaggi, giudizi percettivi, teorie scientifiche, universi regolati da norme e, in generale, culture.
Peirce attribuiva all’uomo la capacità di individuare l’ipotesi giusta in un numero finito e piuttosto contenuto di tentativi, sulla base di una sorta di istinto naturale, una facoltà evolutiva di guessing. A differenza di deduzione e induzione, l’abduzione gli appariva indivisibile, poiché era, a suo giudizio, la forma più semplice di inferenza: l’adozione di una possibile verità da mettere alla prova. Questa concezione si collocava nel quadro della fenomenologia peirciana, in particolare nella dinamica delle tre categorie fondamentali.
Tuttavia, la tesi dell’indivisibilità dell’abduzione è stata successivamente messa in discussione. In particolare, Eco, Thagard e, soprattutto, Bonfantini hanno proposto una classificazione delle tipologie di abduzione, sulla base delle modalità con cui vengono scelte le ipotesi. Bonfantini, in collaborazione con Proni, distingue tra le ipotesi adottate in modo automatico e quelle generate mediante riflessione.
Un esempio della prima tipologia è il giudizio percettivo, che unifica in un pattern coerente una molteplicità di sensazioni: si tratta pur sempre di un’ipotesi, ma la sua adozione è fuori dal nostro controllo cosciente. È infatti molto difficile modificare volontariamente la percezione di colori, suoni o forme, anche quando la si ritenga inappropriata.
All’opposto, si collocano quelle ipotesi che emergono da una riflessione approfondita e da un confronto tra spiegazioni alternative. In questo caso, si giunge all’adozione di un’ipotesi come risultato di un processo logico sotto controllo, che seleziona l’ipotesi più adatta al modello del mondo che si possiede.
In tutti i casi, ogni forma di abduzione implica la connessione di due porzioni di conoscenza, anche se le fonti e la modalità di connessione variano. Ma l’intero materiale grezzo da cui emergono le abduzioni proviene sempre dalla conoscenza già immagazzinata.
Poiché ogni conoscenza, dalla sensazione alla metafisica, è segnica, l’intero processo dell’inferenza abduttiva si svolge all’interno dell’universo della semiosi. L’abduzione consiste quindi nella messa in relazione, mediante ragionamento logico, di porzioni dell’universo semiotico che non erano precedentemente collegate in modo deterministico, generando così nuove configurazioni.
La classificazione delle abduzioni proposta da Bonfantini e Proni si fonda sullo status epistemico della porzione di conoscenza adottata come ipotesi: dal giudizio percettivo automatico alla soluzione creativa. In ogni caso, l’ipotesi è tratta dai dati contenuti nel corpo della conoscenza.
Si può dunque rispondere alla domanda iniziale: le ipotesi sono nuove connessioni fra porzioni differenti del corpo della conoscenza, e variano in funzione della loro disposizione al suo interno.
Ma questo apre un’ulteriore questione: cos’è questo corpo della conoscenza? E come si stabiliscono le connessioni?
A questa domanda rispondono varie teorie che tentano di rappresentare la disposizione della conoscenza o, in termini semiotici, dell’universo della semiosi. I modelli più ricchi e rilevanti sono quelli a struttura enciclopedica, in quanto capaci di rendere conto dei processi di attribuzione di senso, dell’innovazione, della crescita del sapere e dei mutamenti culturali. Proprio da questi modelli prenderà avvio, nei successivi sviluppi del testo, il confronto con le proposte rizomatiche e labirintiche.
Riferimento bibliografico: Giampaolo Proni, Encyclopedias, Rhizomes, Labyrinths. Topology in the Universe of Semiosis, comunicazione presentata alla sessione “Work-in-progress seminars” dell’ISSSS 1986 (International Summer Institute for Semiotic and Structural Studies), Chicago. Pubblicato in proprio, Rimini, 1994.