Pierluigi Basso propone una riflessione sull’eredità del Trattato di semiotica generale che parte da un’esperienza generazionale: per molti studiosi della sua generazione, il Trattato è stato il primo libro di semiotica, un manuale fondamentale di formazione. Ma oggi — osserva — quella stessa eredità assume un significato diverso, non tanto per i contenuti del testo in sé, quanto per il modo in cui la sua lezione è stata trasmessa e accolta nella pratica semiotica.
Secondo Basso, una delle indicazioni centrali del Trattato, forse non pienamente metabolizzata, è che la semiotica è concepita come una pratica. Una pratica che non solo analizza testi e segni, ma che “cambia costantemente il proprio territorio di iscrizione”: fare semiotica, quindi, significa anche rifigurare il paesaggio culturale. Questo orientamento pratico è già presente nel Trattato, e sarà poi esplicitato ulteriormente nelle opere successive, quando Eco distinguerà tra “pratica semiotica specifica” — quella che analizza testi, cinema, comunicazione — e “semiotica generale”. Ma già nel Trattato ciò che le accomuna è l’idea di fondo della semiotica come prassi attiva, come costante risemiotizzazionedel mondo culturale.
Basso sottolinea come questa prospettiva non sia mai stata completamente risolta o assimilata nella tradizione successiva. La semiotica di Eco, pur dando successivamente un contributo essenziale alla riflessione sulla testualità (Lector in fabula), non può essere ridotta a una “semiotica del testo”. Proprio nel dibattito epistemologico, sostiene Basso, emerge una eccedenza delle pratiche semiotiche: ogni volta che si cerca di definire cos’è un testo, si mette in atto una pratica che lo costituisce, lo descrive e lo trasforma. L’esplicitazione teorica della testualità coincide con l’attivazione di un fare semiotico che eccede ogni definizione stabile.
In questa chiave, la semiotica non si limita a descrivere i segni: interpreta, reinterpreta, ritraduce continuamente le relazioni culturali. È questa l’eredità viva — e irrisolta — del Trattato: una concezione della disciplina come intervento attivo, che contribuisce alla riformulazione del senso, più che alla sua fissazione.
Fonte: Pierluigi Basso, Tavola rotonda sull’eredità del “Trattato di semiotica generale” di Umberto Eco, organizzata in occasione del XXXIV congresso dell’Associazione Italiana di Studi Semiotici (AISS) nel 2006.