Per Michela Deni, la funzione rappresenta un criterio centrale per comprendere la natura semiotica dell’oggetto progettato. Ma parlare di “funzione” non significa ridurre l’oggetto alla sua utilità o alla sua efficacia tecnica. Al contrario, ciò che interessa alla semiotica non è la funzione nel senso meccanico del termine, bensì la funzione come forma di senso.
L’oggetto, infatti, è descritto da Deni come un dispositivo che incorpora e attiva un progetto di senso, articolato secondo una logica funzionale. Ciò implica che ogni oggetto — se inteso come progettato — «est toujours le résultat d’un projet de sens» e deve quindi essere analizzato secondo la modalità relazionale della funzione.
La funzione, in questo quadro, non è un dato, ma un costrutto semiotico. È l’effetto di una relazione tra tre elementi: l’oggetto stesso, il soggetto che lo utilizza, e il contesto d’uso. La funzione è quindi una posizione nella rete delle pratiche, che non esiste in modo assoluto ma si attualizza solo nell’interazione. Questo fa sì che la funzione sia sempre plurale, ambigua, potenzialmente controversa.
Deni distingue infatti diverse modalità della funzione:
- la funzione attesa, che corrisponde all’uso previsto dal progettista;
- la funzione attribuita, che deriva dalla competenza culturale dell’utente;
- la funzione reale, che si verifica concretamente nell’atto d’uso.
Questa tripartizione mostra che la funzione non è mai una qualità intrinseca dell’oggetto, ma una costruzione interpretativa, che può variare da un soggetto all’altro, da una situazione all’altra. L’oggetto è quindi sempre esposto alla possibilità di una ri-semiotizzazione funzionale, cioè di un cambiamento di uso che ne ridefinisce il senso.
In questa prospettiva, la funzione assume un valore metodologico essenziale: è il criterio che consente di organizzare l’analisi dell’oggetto, di individuare i suoi piani di senso, di comprendere come le sue proprietà percettive e strutturali siano al servizio di un progetto comunicativo.
Non si tratta di recuperare una visione strutturalista rigida, ma di definire una grammatica funzionale dell’oggetto, in grado di rendere conto della sua articolazione testuale, delle sue modalità d’uso, dei suoi effetti percettivi e culturali.
Riferimento bibliografico: Michela Deni. Contributions à l’histoire et à la théorie sémiotique du design et du projet : De l’analyse à l’approche prévisionnelle. Sciences de l’information et de la communication. Université de Nîmes, 2015.