Tra i riferimenti concettuali che Michela Deni mobilita per delineare una semiotica del progetto, l’apporto di Greimas assume un ruolo di primo piano. L’applicazione del modello narrativo greimasiano al design consente infatti di superare l’approccio descrittivo tradizionale per interrogare la struttura profonda dell’oggetto progettato come forma di discorso.
Deni sottolinea come la transizione da una semiotica della rappresentazione a una semiotica della progettazione implichi un mutamento metodologico. L’oggetto progettato non è più visto come una forma visiva isolata, ma come un testo complesso, dotato di una sintassi e di una semantica, che organizza attanti, programmi, percorsi e strategie.
La grammatica narrativa greimasiana, fondata su coppie attanziali e trasformazioni modali, si rivela particolarmente utile per comprendere la dinamica interna dell’oggetto. Questo approccio permette di leggere il progetto non solo in termini di funzione o uso, ma come una narrazione condensata, in cui si danno ruoli, valori, attese, contratti. Il prodotto stesso può essere interpretato come un soggetto che propone un programma, che sollecita un destinatario, che si offre come mediatore di una promessa di senso.
Uno dei momenti più significativi di questa applicazione è rappresentato dal lavoro di Jean-Marie Floch, che Deni riconosce come uno dei maggiori contributi alla semiotica del design. Floch utilizza il modello greimasiano per analizzare i prodotti e i marchi in termini di regimi di senso, articolando le dimensioni assiologiche, identitarie, pratiche e ludiche degli oggetti.
A questo si aggiunge la riflessione sulla semiotica plastica, che consente di indagare gli aspetti figurativi e visivi dell’oggetto secondo una logica propria, non riducibile né al simbolico né al puramente funzionale. In questo senso, il progetto è visto come uno spazio in cui si intrecciano sintassi narrativa e sintassi plastica, generando effetti di senso complessi.
Deni evidenzia che l’importanza del modello greimasiano risiede nella sua capacità di fornire strumenti non solo per l’analisi, ma anche per l’intervento progettuale. Il dispositivo semiotico può infatti essere costruito, manipolato, simulato, anticipando le modalità con cui esso sarà interpretato e vissuto.
La semiotica greimasiana, lungi dall’essere una teoria astratta del testo, si configura così come una tecnologia dell’intelligibilità applicabile al design. Essa consente di trattare il progetto come una forma di comunicazione strategica, in cui ogni elemento assume un valore relazionale e trasformazionale.
Riferimento bibliografico: Michela Deni, Contributions à l’histoire et à la théorie sémiotique du design et du projet. De l’analyse à l’approche prévisionnelle.