Claudio Paolucci propone una rilettura radicale del concetto di “codice” nel Trattato di semiotica generale, mostrando come esso anticipi — sotto il nome di enciclopedia — una concezione dinamica e relazionale della significazione. Contro l’idea, largamente diffusa, che nel Trattato il codice designi semplicemente un campo semantico, Paolucci sostiene che il codice echiano è in realtà un dispositivo formale di correlazione tra espressione e contenuto.
Per Eco, chiarisce Paolucci, il codice è «la regola che associa gli elementi di un S-codice agli elementi di un altro S-codice». Questi S-codici, spiega, sono sistemi strutturali che, una volta messi in relazione, producono la funzione semiotica. Così, quando un codice mette in corrispondenza gli elementi di un sistema veicolante (espressione) con quelli di un sistema veicolato (contenuto), l’uno diventa espressione dell’altro, e viceversa. È il codice a istituire questa funzione, non i contenuti in sé.
Da questo punto di vista, l’enciclopedia non è affatto un repertorio semantico, ma un principio di correlazione semiotica. Essa non serve a modellare un “piano del contenuto”, bensì a istituire la stessa relazione segnica. L’espressione e il contenuto, afferma Paolucci, «non sono delle cose», ma «funtivi»: l’espressione è ciò che è in funzione dell’enciclopedia come elemento veicolante; il contenuto è ciò che è in funzione della stessa come elemento veicolato.
Eco stesso, ricorda Paolucci, paragona questo processo a un “paesaggio molecolare”, in cui ciò che percepiamo come forme definite sono in realtà aggregati transitori di unità più piccole. La semiotica, in questa prospettiva, non descrive oggetti o rappresentazioni, ma relazioni produttive. Per questo motivo, conclude, «l’espressione non è mai un dato», ma un risultato: un effetto del modo di produzione semiotica.
Un esempio eloquente, secondo Paolucci, è l’analisi della pittura astratta: qui non è possibile partire da un’espressione data e cercarne il contenuto. Bisogna invece identificare quale codice di correlazione rende possibile leggere certe forme materiali come espressione di un contenuto. L’analisi semiotica, quindi, non si limita a decifrare, ma ricostruisce il dispositivo che ha istituito la significazione.
Da questa prospettiva, l’attualità del Trattato emerge con forza. L’enciclopedia, intesa come codice produttivo, è il vero centro della teoria echiana: non un accessorio interpretativo, ma l’elemento strutturale che genera la funzione segnica. Per Paolucci, nessun altro testo, nemmeno tra quelli successivi dello stesso Eco, eguaglia questa profondità teorica. Il Trattato resta insuperato non per nostalgia, ma per la lucidità con cui costruisce una teoria integrale della correlazione semiotica.
Fonte: Claudio Paolucci, Tavola rotonda sull’eredità del “Trattato di semiotica generale” di Umberto Eco, organizzata in occasione del XXXIV congresso dell’Associazione Italiana di Studi Semiotici (AISS) nel 2006.