La questione del metodo non riguarda soltanto l’efficacia dell’approccio prescelto, ma investe direttamente la costruzione stessa dell’oggetto analitico. Michela Deni afferma di avere sempre immaginato, fin dall’inizio delle sue ricerche, che un cambiamento di prospettiva fosse possibile: non tanto per le caratteristiche dell’oggetto in sé, quanto in funzione della pertinenza adottata e degli obiettivi da raggiungere.
In questa prospettiva, il confronto tra metodologie diverse rivela un’apparente contraddizione: da un lato l’impossibilità di una vera comparazione tra approcci incongrui, dall’altro la loro utilità nel rendere esplicite le ragioni stesse dell’incommensurabilità. È su questo crinale che si colloca l’analisi semiotica, in particolare nel rapporto tra testo e pertinenza.
Secondo Deni, questi due elementi — testo e pertinenza — si costruiscono a vicenda. In termini semplici, la pertinenza corrisponde alla domanda che l’analista rivolge a un determinato testo. Proprio in questa costruzione reciproca emerge la consapevolezza che il confronto tra metodologie sia solo apparente, perché l’oggetto stesso dell’analisi cambia in base alla costruzione che ogni metodo ne propone. Così, l’oggetto non è più lo stesso.
A conferma di ciò, l’autrice mette a confronto due modalità radicalmente differenti. L’approccio psicoanalitico, nel suo paradigma teorico, non si interroga sull’opera in quanto tale, ma assume il testo come sintomo del suo autore. Al contrario, l’analisi semiotica si concentra sulla messa in scena delle passioni e sulle loro traiettorie narrative, rifiutando una lettura retrospettiva di tipo eziologico o biografico.
Questa scoperta — apparentemente ingenua agli esordi dell’attività di ricerca — si rivela determinante per comprendere in che cosa consista, epistemologicamente, la specificità della semiotica. La disciplina non si limita a fornire strumenti tecnici, ma offre una griglia metodologica che consente all’analista di “restare sui binari”, di misurare lo stato di avanzamento del proprio percorso e di padroneggiare il testo come unità singolare, degna di essere descritta.
Questa padronanza metodica si accompagna però a una consapevolezza ulteriore: la costruzione del corpus analitico e la scelta dei testi da studiare non sono mai neutre. L’analisi delle passioni, per esempio, richiede livelli che vanno oltre la semiotica narrativa, più focalizzata sulle azioni e sulle trasformazioni pragmatiche. Già nelle sue prime ricerche, Deni avverte la necessità di delimitare un territorio disciplinare proprio della semiotica, senza però escludere il dialogo con altre discipline interessate alle dinamiche passionale.
Questa apertura ha orientato successivamente il lavoro dell’autrice verso diversi ambiti: il discorso politico e le sue strategie di narrazione della verità; la comunicazione efficace nei prodotti, nella pubblicità e nella transmedialità; l’analisi dell’implicazione dell’enunciatario, influenzato dalle strategie, talvolta passionali, dei discorsi.
Riferimento bibliografico: Michela Deni. Contributions à l’histoire et à la théorie sémiotique du design et du projet : De l’analyse à l’approche prévisionnelle. Sciences de l’information et de la communication. Université de Nîmes, 2015.