Tra le figure teoriche capaci di rappresentare la complessità e la dinamica del sapere, il labirinto si configura come una delle più efficaci. L’immagine è ripresa e sviluppata anche da Umberto Eco, in riferimento alla teoria delle strutture acentriche formulata da Rosenstiehl e Petitot. Si tratta di una struttura priva di centro e di punti di vista globali, in cui ogni esploratore si trova immerso senza mappe generali né regole per orientarsi.
Secondo Proni, il labirinto descrive bene tre proprietà fondamentali del modello enciclopedico: l’infinità, il localismo e l’interpretazione pragmatica. La prima si declina in due forme: un’infinità diacronica, che si esprime nella crescita continua della conoscenza nel tempo, e una sincronicamente distribuita, che accoglie al suo interno contraddizioni e pluralità di punti di vista. Proni chiarisce che queste due forme di infinità, pur non esplicitate in forma assiomatica, sono pienamente riconosciute anche da Eco: “every discourse about the encyclopedia casts in doubt the previous structure of the encyclopedia itself” e “it takes into account multiple interpretations realized by different cultures”.
Il principio di localismo implica che nessuna descrizione globale della rete sia possibile: ogni conoscenza è locale, situata, ipotetica. Eco parla di “myopic algorithm”, un algoritmo miope che, in ogni nodo del labirinto, consente solo una visione delle possibilità prossime. Pensare, in questo contesto, significa “procedere a tentoni” (to grope one’s way).
Tale condizione epistemologica rende conto del fatto che ogni descrizione dell’enciclopedia è anche una sua attualizzazione: il sapere non è un insieme statico da consultare, ma un ambito dinamico in cui ogni esplorazione produce nuovi percorsi, e in cui ogni struttura logica locale può essere contraddetta da una diversa organizzazione culturale altrettanto parziale. L’enciclopedia non nega l’esistenza di saperi strutturati, ma li riconosce come sistemi locali e transitori, inevitabilmente esposti a contraddizione e ridefinizione.
Giampaolo Proni propone una distinzione tipologica utile a chiarire la portata del concetto di enciclopedia. A un estremo si colloca l’Enciclopedia Universale, una costruzione immaginaria e ipotetica che rappresenta l’intero sapere umano. A livello intermedio si collocano le Enciclopedie Culturali, Nazionali, Professionali o Familiari. All’estremo opposto, si trova l’Enciclopedia Individuale, anch’essa una astrazione, poiché nessun individuo ha coscienza di tutto ciò che sa: la maggior parte del sapere personale funziona come un archivio implicito, un catalogo operativo di cui si possono attivare porzioni a seconda del contesto.
L’autore introduce allora il concetto di Enciclopedia Regolativa Individuale, cioè il modello mentale operativo che organizza il sapere attivato, le astrazioni, le sintesi funzionali alla comunicazione e al pensiero. Tale modello, condiviso nel dialogo intersoggettivo, dà luogo a una Enciclopedia Regolativa Interindividuale. In quanto strumento semiotico comune, essa può essere definita Enciclopedia Regolativa Semioticamente Fondata.
Proni aggiunge un’ultima proprietà fondamentale della rete degli interpretanti: la ricorsività. L’enciclopedia, infatti, deve contenere una descrizione di sé stessa, perché solo attraverso tale descrizione (inevitabilmente parziale) è possibile orientarsi nel labirinto. Come scrive: “we ourselves are an infinite series of interpretants…”, un flusso continuo di sintesi che prevede e prescrive comportamenti e rappresentazioni, ma che non si lascia mai totalmente afferrare.
Il modello enciclopedico si presenta così come un sistema fluido, nel quale ogni opposizione si dissolve: soggetto e oggetto, io e non-io, forma discreta e continuo, sono solo poli interpretativi di uno stesso processo semiotico in perpetuo movimento.
Riferimento bibliografico: Giampaolo Proni, Encyclopedias, Rhizomes, Labyrinths. Topology in the Universe of Semiosis, comunicazione presentata alla sessione “Work-in-progress seminars” dell’ISSSS 1986 (International Summer Institute for Semiotic and Structural Studies), Chicago. Pubblicato in proprio, Rimini, 1994.